Menù delle Feste in Gold and Red!!

Carissime amiche ed amici, mi sembra strano, oggi scrivere l'ultimo post del nostro Colors & Food...
Un appuntamento che ci ha accompagnato per tutti i mesi di questo anno e che, devo dire, con il tema natalizio che ha voluto celebrare il Natale, il Gold and red "It's Chirstmas time" si chiude alla grande.
Quando con Valentina abbiamo iniziato quest'avventura, a gennaio, mai avremmo pensato che riscuotesse un successo così ampio. Nell'arco dei dodici appuntamenti, abbiamo ricevuto davvero centinaia e centinaia di bellissime ricette, tutte pensate quasi esclusivamente per noi. E noi ci siamo sentite pensate e privilegiate, da voi tutti.
Oggi dalla mia socia Valentina troverete i vincitori di quest'ultima puntata, da me invece, due bellissimi menù, scelti per soddisfare le esigenze di chi ama la leggerezza ma non rinuncia ad un tocco di originalità...
Menù Leggero
(ma completo)



Carpaccio di tonno di Rosso Melograno
Cestini di lasagne di Farina zero zero
Pesce in giallo di Pate et pattes
Gelatine di clementine di Pasticci e pasticcini  


Ed anche un menù scelto per quelli che invece amano proporre qualcosa di nuovo ma non vorrebbero, per questo, dover rinunciare alla tradizione... In tutte queste preparazioni abbiamo trovato una certa volontà di proporre un piatto classico della tavola italiana, rivisto e reso natalizio per l'occasione e che dunque esce dai soliti canoni, per sperimentare qualcosa di originale.

Menù "Quasi Tradizionale"
(senza appetizer)



Canederli bianchi in rosso fuoco  di Paprica e cannella                              
Cosce d'anatra natalizie di L'ennesimo blog di cucina
Tiramisu di panettone di Con un poco di zucchero


E... ma come, finisce così? Come le migliori storie d'amore... come due innamorati che non sanno scegliere di continuare la loro vita insieme...?
Ma no, ma no!! L'unica cosa che io e Valentina vi diciamo per ora è "Stay tuned", il nuovo anno si aprirà certamente con brillantissimi fuochi d'artificio!



It's Christmas time in Rosso e oro

Ci sono, ci sono... anche se latito, non significa che non Vi pensi!
In particolare oggi sono stata presa dal pensiero che, nelle festività natalizie dello scorso anno, avevo saputo che alcune amiche non blogger, hanno composto il loro menù natalizio prendendo spunto dalle mie ricette.
La cosa mi aveva fatto enormemente piacere, come potrete immaginare, al punto tale che oggi mi sono scossa dal torpore energetico di questo periodo e mi sono data da fare per lasciarvi un segno festaiolo...
Ma a proposito di torpore energetico (dicasi pure accidia in tutte le sue pieghe), sarà mica colpa della fantasmagorica profezia dei maya?!? Che comunque dopo che oggi non è successo niente, perde il suo mordente ed io resto senza pretesti per non agire! Ed oggi appunto mi sono rianimata, cogitando qualche suggerimento originale e veloce per uno dei vostri prossimi menù  festivi.
Non ultimo, ma comunque con un ritardo ormai fuoriluogo, un piccolo contributo al nostro Gold & Red - It's Christmas time, ultimo appuntamento del 2012 per il nostro Colors & Food contest.
Le quaglie e la bavarese sono pubblicate anche su Open Kitchen Magazine di Natale, nella mia rubrica "In cucina oggi: tradizione ed innovazione" . Vi consiglio di sfogliarlo con calma, perché è una vera miniera di idee per le nostre tavole festive!

Menù Gold and Red

Tartine alle uova di lompo e salsa acida agli aromi
Risotto al radicchio trevisano, con Bagòss e cipolla caramellata
Quaglie al porto con patate al forno
Bavarese alla vaniglia con gelatina di Moscato e streusel di panettone

Tartine alle uova di lompo
e salsa acida agli aromi


dosi per circa 20-25 tartine
 20-25 cracker piccoli
70 gr. yoghurt greco o naturale
70 gr. formaggio spalmabile tipo robiola
1 piccola confezione di uova di lompo rosse
due cucchiai colmi di erbe aromatiche (qui fresche*) tipo:
timo, dragoncello, maggiorana, aneto
*le ho trovate al banco verdure dell'esselunga

Battere insieme lo  yoghurt ed il formaggio spalmabile, fino ad ottenere una crema soffice e sostenuta. Unire le erbe aromatiche ber tritate. Non salate questa cremina, perché sia le uova che i cracker sono saporiti.
Comporre le tartine con una piccola quantità di crema acida e, sopra questa, un poco di uova di lompo.
Si possono preparare con poco anticipo e conservarle poi in frigo al massimo un'oretta, poiché la crema tende ad ammorbidire il cracker togliendone frangranza e croccantezza.
Potete scegliere di servire il tutto in modo che siano i vostri ospiti a comporre ogni bocconcino al momento. Sono ottime con un buon prosecco.

Risotto al radicchio trevisano
con Bagòss e cipolle caramellate


dosi per 4 persone
320 gr. riso carnaroli
1 + mezza cipolla di Tropea, oppure cipolla rossa
280 gr. radicchio lungo di Treviso
1 bicchiere di vino bianco secco
20 gr. formaggio grattugiato Bagòss stagionato 24 mesi
(o simile, molto saporito)
olio, sale, brodo vegetale
1 cucchiaio di burro
1 cucchiaino di miele chiaro

Tritare bene la cipolla, fare un leggero soffritto ed unire il radicchio tagliato abbastanza finemente.
Spadellare con pochissima acqua, se servisse, fino a che il radicchio sia tenero, poi aggiungere il riso ed alzare un poco la fiamma, per tostarlo. Sfumare con il vino bianco e continuare poi la cottura aggiungendo il brodo vegetale caldo.
Nel frattempo, tagliare a rondelle la mezza cipolla ed appassirla leggermente nel burro, senza che scurisca.Aggiungere il miele, un cucchiaio d'acqua per facilitare che si sciolga bene. Quindi lasciare caramellare un po' gli zuccheri. La cipolla si scurirà, divenendo ben tenera.
Mantecare il risotto col bagòss grattugiato, avendo cura che rimanga ben cremoso, quindi se serve aggiungete poco brodo. Le cipolle caramellate vanno messe solo al momento di impiattare. Servire ben caldo.


Quaglie al Porto e rosmarino 
 
dosi per 4 persone
4 quaglie già pulite*
1/2 bicchiere di Porto
olio extravergine
Sale Rosa
Pepe Szechuan
5 rametti di rosmarino
*Le ho trovate "bell'eche" pronte al banco freschi dell'esselunga.
Preparare le quaglie controllando l'eventuale presenza di piccole piume sulla pelle e rimuovendo bene ogni residuo.
Inserire un rametto di rosmarino dentro ognuna. Piegare delicatamente le coscette di ogni quaglia verso il petto e, con dello spago da cucina, legarle fissandone la posizione in maniera che cuocendo, restino piegate. Questo aiuterà ad avere una buona presenza anche nel piatto.
Procedere scaldando l'olio con lo spicchio d'aglio non pelato ed un ulteriore rametto di rosmarino, in una pentola antiaderente. Rosolate delicatamente le quaglie, partendo dal petto e piano piano tenerle girate. Quando avranno assunto un buon colore, sfumate con il Porto, salate e portate a cottura con coperchio. Al bisogno aggiungere qualche cucchiaio d'acqua.
 Serviranno circa 40 minuti. Al termine, se vi piace che siano croccanti, passate la teglia in forno ben caldo per 7/8 min. a 180°, dopo averle irrorate col fondo di cottura. Sorvegliate a vista questa fase, poiché tendono a seccarsi in fretta.
Servite con il fondo di cottura che avrete filtrato, accompagnando il piatto con patate spadellate in poco olio.
Bavarese alla vaniglia con gelatina di Moscato
e streusel di panettone
dosi per circa 8 porzioni
per la bavarese
250 ml. latte
4 tuorli
1/2 baccello di vaniglia Bourbon
120 gr. zucchero
2 fogli di gelatina - circa 10 gr.
200 ml. panna fresca

per la gelatina
150 ml. Moscato d'Asti
50 ml. acqua fredda
1 foglio di gelatina - circa 5 gr.

Per lo streusel
1 fetta di Panettone
(o se preferite, di Pandoro)

Questo dolce va preparato con largo anticipo, almeno il giorno prima.
Ammollare tutti i fogli di gelatina in acqua fredda. Preparare una crema alla vaniglia, scaldando il latte e la vaniglia, aprendo il baccello per il lungo. Nel frattempo, in un tegame a parte, battere i tuorli e lo zucchero fino a renderli spumosi. Aggiungere il latte un po' per volta mescolando e rimettere tutto su fuoco lievissimo. Tenere mosso con la frusta mentre si addensa appena un poco. Basteranno circa 4-5 minuti. Non deve superare gli 82° C circa poiché oltre, il tuorlo tenderà a "stracciarsi" e separarsi dal liquido. Quando vela il cucchiaio, togliere dal fuoco e sciogliervi due fogli di gelatina strizzati. Quindi agevolare l'abbattimento di temperatura versando il composto su una teglia da forno FREDDA e ben pulita. Montare la panna fino a consistenza sostenuta ma ancora cremosa. Amalgamarvi delicatamente la crema raffreddata, poca per volta e con movimenti circoalri della spatola, dal basso verso l'alto.
Se amate le monoporzioni, distribuite nelle vostre formine e lasciate quindi in frigo per tutto il tempo di rapprendersi. Io temo sempre di rovinare questo dolce nello sformarlo, quindi l'ho lasciato in una bella ciotola, da cui ho tagliato con molta attenzione, delle fette. Deve rassodare in frigo almeno mezza giornata, ed andrà servita formando delle quenelle, con l'aiuto di due cucchiai.
Per la gelatina: scaldare appena il vino miscelato con l'acqua e sciogliervi il foglio di gelatina ben strizzato. Travasare in un contenitore di vetro e lasciare in frigo, fino a che rapprenda definitivamente, servirà almeno mezza giornata.
Servire la bavarese accostandovi la gelatina delicatamente sminuzzata e le briciole di panettone, che andrà prima preparato a cubetti e passato al grill pochissimi minuti, giusto il tempo di seccare ma non di cambiare colore.

Pepparkakor... come quelli svedesi!


Da qualche anno, a Natale, faccio il mio immancabile giro da Ikea: è come un rituale, divertente ed  imperdibile. Di solito ci vado con mia mamma ed è per noi una giornata speciale, ci fermiamo per il pranzo e chiacchieriamo fino a seccarci la gola, dimenticando a volte di sorvegliare il carrello (come quella volta che arrivammo alle casse per accorgerci che la mia borsa era sparita, con tanto di chiavi della macchina, di casa, portafogli, patente, cellulare, busta dei trucchi etuttoquellochepoteteimmaginatepossaesserciinunaborsadidonna: servì perfino il carro attrezzi per portare a casa la macchina, perché le chiavi di scorta erano smarrite!!). E pace all'anima di chi sceglie di punire madri e figlie troppo intente a ciarlare... ce la siamo proprio cercata.
Ogni volta, imperdibile è anche una scatola di Pepparkakor, i biscotti dal gusto leggeremente speziato che io amo ALLA FOLLIA.
Da tempo mi riproponevo di farli e finalmente è arrivato anche il loro momento. Tra le varie ricette che ho trovato in rete ho scelto questa, facendo però le mie sistemazioni: dato che ad esempio la melassa non so dove trovarla, l'ho sostituita con del miele chiaro. Le spezie, invece, erano in grandi dosi e non mi convincevano, quindi ho riproporzionato il tutto. Ne sono venuti credo oltre quaranta... andati letteralmente a ruba. Penso che saranno fra quelli che scelgo per i miei pensieri di Natale. Meritano!


Pepparkakor



per circa 40 biscotti belli grandi
450 g di farina
175 g di burro salato
250 g di zucchero di canna
100 ml. di miele chiaro
½ cucchiaio di bicarbonato*
1 uovo
1 cucchiaino da tè con un misto di:
-zenzero e cannella in polvere in parti uguali
-chiodi di garofano pestati finemente
-2 baccelli di cardamomo spellati e ben pestati**


*la ricetta lo prevedeva e l'ho messo ma, cuocendo, i biscotti tendono a gonfiarsi e perdono il bel disegno delle formine (le mie erano con i bordi a fiore). Raffreddandosi poi, ritornano abbastanza compatti, però sono curiosa di provare a non usarlo, la prossima volta che li farò
**il cardamomo si può trovare al Naturasi o negozi analoghi, a meno che abbiate un collega del Bangladesh, che ve lo può portare direttamente quando, ogni tanto torna a trovare i famigliari ;)

Fate sciogliere il burro, lo zucchero ed il miele in una pentolina. Io ho fatto tutto dentro il bimby, dove è possibile far sciogliere direttamente nel boccale: 3 min. a 40°, vel. 2.
Lasciate raffreddare lo sciroppo così ottenuto, quindi aggiungetevi la farina, l’uovo, le spezie ed il bicarbonato.
Impastate il tutto fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica. Avvolgete la pasta in pellicola trasparente e ponetela in frigo per almeno una notte. Al momento di preparare i Pepparkakor, stendete la pasta in una sfoglia sottile ma non troppo (circa 4 millimetri) ritagliatela con formine per biscotti (a forma di fiore e/o di omini).
Ponete i biscotti in una teglia rivestita con carta da forno e cuoceteli a 180°C (il forno deve essere già caldo) per 6 minuti circa, finchè avranno assunto un bel colore marrone.

Foodies and friends... and Mari's cupcake


Da quando ho il blog ho fatto moltissime nuove amicizie. Ho "incontrato virtualmente" molte persone, con le quali accade a volte che scatti qualcosa di singolare, una sorta di empatia, un'intesa che scorre su uno strano e invisibile filo, che lega i nostri pensieri in un modo molto particolare: mi sembra a volte, leggendo alcuni scritti, di sentire talmente bene lo stato d'animo di chi sta scrivendo, per cui non mi posso trattenere dal commentare in maniera personale, dicendo magari cose che mi toccano direttamente, solo per condividere quel momento e perché mi fa piacere dire all'altra persona che mi pare d'averla compresa, che anche se le parole non avevano una voce, c'era qualcuno che le ascoltava.
Accade quindi che, dall'altra parte del filo, ci sia una reciprocità di pensieri e sensazioni grazie alla quale "si accende" una simpatia speciale.
Forse si tratta del fatto di condividere questa passione che è la cucina ed insieme, anche vivere la stessa maniera di esprimerla, non saprei, sta di fatto che pian piano la mia rete di "collegamenti empatici" si è allargata e le persone che includo, pur rimanendo un piccolo numero, sono per me molte. Alcune le ho conosciute, ma non tutte.. Con l'occasione del nuovo anno non mancherò di esprimere un desiderio per incontrare chi ancora non ha per me un viso, ma un cuore speciale, vero Enrica?
Non sono mai stata bravissima a tessere lodi personali, ma quando Roberta del blog "il senso gusto" ha aperto il suo contest, avevo un certo imbarazzo a scegliere, lo confesso... Lei stessa è una blogger con la quale è scattata la cosiddetta alchimia: abbiamo argomenti e passioni che uniscono i nostri interessi al di là dell'amore per la buona cucina e la bella fotografia, eh Robi?

Ma sono qui perché voglio partecipare al suo contest, dove la regola ferrea impone che si parli del motivo che ci porta scegliere la nostra Blog-Friend. Per me, lei è Marinella del blog Chat a poche.
E quale sarà stato il motivo che mi ha spinto a sceglierla? Ci devo pensare.. e lo devo scrivere.. 
Ecco: l'ho incontrata nella blog-sfera solo dopo che lei aveva commentato una mia ricetta e, facendo un giro sul suo blog, ho scoperto che avevamo un bel pezzetto di vita in comune, ovvero: un Vile fidanzato nell'armadio. 
"Vile" è il nick-name dato da Marinella al suo ex, una bella personcina con cui lei ha fatto un "tot" di anni, salvo poi scoprire che... vi lascio leggere i risvolti della storia (penosi ed anche esilaranti allo stesso tempo).
Mi permetto di usare il termine "esilarante" perché è proprio grazie alla sua volontà di tirarsi fuori dal crollo della sua storia, che ha aperto il blog. Quindi bisogna ringraziarlo, il Vile, per avercela consegnata su un piatto d'argento. 
Il regalo più bello, dunque è di averla potuta incontrare, non solo virtualmente, ma personalmente. Lavora nelle vicinanze del mio paesello quindi combinare per un paio di cene è stato facilissimo.
Marinella è una donna molto forte, che sa vivere i suoi momenti di fragilità con un umorismo unico: ha una capacità particolare, direi unica, di leggere la vita che le ruota intorno trovando il modo di sdrammatizzarla; riesce a creare delle immagini usando le parole in maniera talmente ironica e travolgente... che sa farmi sorridere anche quando sento che dietro al suo racconto c'è un momento di abissale tristezza. E' riuscita a fare di necessità virtù, tirando fuori la parte migliore di sé ed esprimendola tra le righe e le ricette del suo blog: una vera chicca, un toccasana per l'umore.
Mi sento legata a lei per questo filo, perché anch'io ho scoperto la parte migliore di me dopo il crollo della storia con un fidanzato della stessa specie. Si tratta di una trama lieve ma forte, che me la fa sentire quasi una sorellina minore, a volte la prendi per mano con tenerezza e l'ascolti raccontarti tutto per farti ridere tranne quello che davvero, dentro, le sta facendo male.
Ora però sento che sta bene, è impegnatissima... forse anche questo è uno dei modi che noi donne abbiamo per non ascoltare una vocina. Facciamo un po' di rumore, invitiamo amici, accendiamo il forno e... chiacchierando stappiamo un buon brut. Vero Mari? ;)
Le sue ricette mi piacciono perché sono un mix tra il desiderio di comfort e la voglia di etnico o a volte anche di mondano... penso sia la risulta del mix nel suo DNA milan(pugli)ese. Da lei possiamo trovare il ragù della mamma come l'aperitivo in terrazza, oppure il bento in stile giapponese con le faccine di hello kitty!
Io, per il contest ho scovato questi bellissimi cupcake, che lei ha confezionato in maniera fantastica ed io invece ho solo potuto "imitare" un poco.

Cupcake salati al salmone


Ingredienti
(io però ho dimezzato tutto)

500 gr di farina manitoba
1 cubetto di lievito di birra
1 uovo intero
50 gr di olio di oliva
250 gr di latte
10 gr di sale
30 gr di zucchero

per la farcitura
avendo fatto mezza dose di impasto
per farcire ho usato:
30 gr. burro morbido
150 gr. salmone affumicato
1/2 cucchiaino di semi di finocchio, ben pestati
 
Sciogliere il lievito nel latte appena intiepidito. Mettere la farina nell’impastatrice, aggiungere lievito e latte, l’uovo, l’olio e lo zucchero. Impastare qualche secondo e poi aggiungere il sale. Impastare ancora per 3/4 minuti, poi prendere la pasta e lasciarla lievitare per circa 2 ore. 
Nel frattempo tritare il salmone, nel mixer o con una mezzaluna ed amalgamarlo con il burro morbido ed i semi di finocchio ben tritati e pestati. Otterrete una cremina.
Stendere la pasta in una sfoglia rettangolare di circa 5 mm, farcirla con la crema al salmone, stendendola bene con un coltello a lama piatta e lunga oppure con una spatola. Arrotolare la pasta prendendo l’estremità lunga e ripiegandola su se stessa. Con un coltello tagliare il rotolo ottenuto a fette di circa 2 cm e adagiarle dentro pirottini da muffin, facendo in modo di spingerne il centro verso l’alto, affinchè fuoriesca un poco e lievitando in cottura possa poi assumere la forma della ‘montagnetta’. Lasciar lievitare per altri 30 minuti e poi infornare a 180° per 30 minuti circa. Servire le tortine tiepide o anche fredde, come aperitivo, accompagnando con un bel calice di prosecco.

Mando dunque questa ricetta a Roberta del blog "il senso gusto" per il suo contest Foodfriend


 dedicando con tanto affetto questo post a Marinella del blog Chat a poche

Di antiche storie... Per una nuova consapevolezza




"Di buon mattino, ogni giorno si svegliava con il primo pensiero rivolto a cosa avrebbe potuto preparare per il pranzo dei suoi cari.
Dalla cucina, ancora un poco in oscurità data l'ora, i rumori le dicevano che il padre stava già preparando il fuoco, prima di andare all'orto. Un sorriso e un fugace saluto d'augurio per una buona giornata, e via così, ciascuno verso i propri compiti. 
L’orto era il quotidiano lavoro degli uomini. La terra era molta e vi si coltivavano tante cose, attentamente alternate secondo l'avvicendarsi delle stagioni. Ma non era la loro, era la terra del loro signore e per poterla coltivare, a lui dovevano buona parte dei raccolti, frutto di tanto sacrificio e di una dedizione quasi sacra. Per lui erano i frutti più belli e più gustosi. Chiedeva le foglie più tenere e leggere... e per loro, solo quel che ne restava. Di tanto si dovevano accontentare, perché è così che erano nati, poveri. E c'era solo una cosa ad attendere i poveri, per ogni giorno creato da Dio: il lavoro nel campo di chi era nato più ricco di loro.
Il suo sguardo corse rapido al ripiano della dispensa: qualche radice di sedano-rapa, un porro, le immancabili cipolle, ancora un paio di carote e l'adorato aglio selvatico.
Non era molto, ma per lei, per Sibella, questo non era un problema, il troppo poco non era cosa di cui lamentarsi. Sibella aveva imparato dalla mamma, prima che morisse, quanto può essere generoso il bosco, quanto bene si possa ricevere dalla natura e dalle sue erbe, che spontaneamente crescevano ciascuna alla sua stagione e che il bosco dava in dono.
Si tratta di quella conoscenza tutta femminile, che da sempre si tramanda da madre a figlia, da nonna a nipote al pari di una dote preziosa. Perchè sapere che il Buon Enrico, lo spinacio selvatico, è un potente vermifugo poteva fare la differenza tra la vita o la morte di un bambino. Sapere che la rosa canina ha grandissime proprietà stimolanti per le difese del corpo e combatte i primi raffreddori, poteva aiutare tutti a stare subito meglio, ai primi freddi di ottobre.
E che dire di quel suo nome, che pareva urlare al mondo "quanto sì bella", ma che in realtà trovava il suo etimo nel ben più antico Sibilla, colei che rende noto il volere di Dio. Era stato un nome di grande auspicio. Perché il volere di Dio, lei lo vedeva in ogni fiore dai colori lievi o brillanti, in ogni foglia odorosa o pungente. Questo era il modo che Dio aveva per dirle che tutto il mondo è pieno di Bellezza. Basta saperla guardare.
Piovigginava quel mattino, ma la pioggia non era una scusa per non uscire. Adorava l'odore del bosco quando piove, il profumo della terra e del muschio umido. Amava profondamente respirare il respiro degli alberi e sentire l'energia pervaderla irradiandosi dal centro del petto. Mentre cercava tra i cespugli del sottobosco, anche gli altri sensi erano aperti all'ascolto: con gli occhi scavava tra le foglie per distinguere le sue "erbe buone", con l'udito godeva del fruscìo leggero delle gocce sul suo ispido mantello di sacco, che il padre tanto amorevolmente le aveva passato con del grasso di cinghiale proprio per i giorni di pioggia.
Il grasso era prezioso, anche quello di cinghiale, ma suo padre lo aveva avuto dallo stalliere in cambio di qualche impiastro di arnica, che proprio Sibella aveva preparato per curare una brutta botta al piede del bimbo piccolo. Un dono era stato, quel panetto di grasso, un regalo ben destinato perché il saio così ingrassato l'avrebbe protetta meglio.
Ecco qualche foglia di tarassaco... e qualche stelo di topinambur: le sue radici erano bulbi piccoli e bitorzoluti, ma avevano un sapore straordinario e dolcissimo, una vera leccornia insieme all'amarognolo del tarassaco.
Con passo lieve e col cesto colmo di foglie, bulbi e anche qualche fiore, ecco finalmente Sibella rientrare.
Il sole, dietro la coltre nuvolosa aveva alzato la sua livida luce autunnale, il fuoco già scaldava un poco la cucina e Sibella, con un sorriso nel cuore e tanto amore tra le mani, preparò la sua magica zuppa per il pranzo."




Questa ricetta, e la storia che l'accompagna, sono per la mia cara amica Sabina, che oggi chiude il suo meraviglioso contest 
Voglia di orto: Maramao perché sei morto


Cara Sabina, come puoi intuire dal racconto, il mio orto immaginario attinge a piene mani dal sapiente lavoro dell'Uomo, ma anche soprattutto dalla saggezza delle antiche conoscenze officinali.
Da tempo il mio sogno è quello di poter trovare una grande casa da sistemare e che possa ospitare più attività, un luogo dove il sacro lavoro fisico possa intrecciarsi a quello, ben più Sacro, che ogni giorno svolgiamo anche sulla nostra Spiritualità.
Mi piacerebbe che avesse un grande orto e alberi da frutto. Ma vorrei anche che fosse vicina al bosco.
Farei in modo che ci fossero gli animali, quelli più domestici e generosi: galline, conigli, mucche, qualche cavallo. E vorrei poter avere delle sale dove ospitare amici in convivialità, gruppi di lavoro per bambini con difficoltà e disabilità di vario genere, perché possano prendere contatto con la natura fisica più profonda, coltivare dei piccoli frutti seguendo viavia il corso della loro crescita, fino a farne marmellate e conserve, inclusa la preparazione manuale delle etichette, con i loro disegni...
Farei anche delle stanze dove poter accogliere amici che possano tenere seminari per la divulgazione di idee, pensieri e antiche conoscenze ormai dimenticate...
Questo è il mio sogno. Chissà se è vero quello che disse Walt Disney… "Se si può sognare, si può fare"!





Zuppa di sedano-rapa, topinambur
porro e cipolla... con petali di rosa

dosi per circa 4 ciotole
1 manciata Tarassaco
3 Patate* piccole
3 Topinambur piccoli
1 Sedano rapa piccolo
1 Cipolla
1 Carota
olio, aglio, sale, pepe
un mazzetto legato, di salvia e rosmarino
petali di rosa canina


Pelare e pulire bene le verdure. Tagliare finemente il tarassaco, mentre le altre verdure possono anche essere lasciate più grosse. Unire lo spicchio d'aglio intero, il mazzetto di aromi ben legato, in modo da poterlo poi togliere a cottura ultimata. Porre in una pentola capiente coprendo di acqua. Lasciare sobbollire piano, a fuoco basso per circa un'ora con coperchio.
Regolare di sale, togliere il mazzetto di aromi e servire, con un giro d'olio extravergine ed petali di rosa al naturale. Hanno un retrogusto leggermente acidulo, ma completano in maniera eccellente la rotondità e la pastosità date dalla patata e dal topinambur.
*ho comunque inserito le patate, anche se la storia potrebbe forse essere ambientata in un tempo molto vicino al Medioevo, epoca in cui le patate non erano ancora conosciute. Ma ci sono oggi, e dato che il senso e l'obiettivo che mi pongo sono orientati ad integrare tutto quanto l'orto offre, le ho inserite.

Pane al succo di melograno... ovvero "del riciclo e di altri démoni"


Post dedicato solo ai temerari, a chi nella vita osa senza timore, a proprio rischio ed assumendosene la responsabilità, salvo poi (a volte) raccogliere a piene mani, con grande soddisfazione e non senza aver anche imparato qualcosa. E qui con voi lo vorrei condividere :)
Si tratta sempre del tentativo di non sprecare cose, a volte divertente, altre volte quasi ossessivo... Non sarò mai la blogger che propone le ricette di Nigella, di Sara Papa o Martha Stewart, perché proprio non mi appartiene.
Se dovessi aprirlo oggi, il mio blog lo chiamerei "la cucina istintiva", dove per istinto intendo quel sapere che attinge dal grande contenitore collettivo di cui C. G. Jung ha ben definito il significato. Parlo di quel senso sottile, che tutti possediamo, dove a forza di fare-e-rifare, dopo qualche lettura pseudotecnica e con un po' d'intuizione femminile, si ottiene qualche risultato sorprendente.
Così è stato per questo pane, grazie al quale vi spiegherò qualcosa che ho poi scoperto essere in pratica alla base della fermetazione del pane.
Tempo fa, esattamente in aprile, mese in cui provavo a fare esperimenti in rosa, avevo provato a fare una pasta fresca usando la polpa di lamponi invece dell'acqua. Essendo poi, quel pomeriggio, arrivato l' orario in cui il dover prepare la cena si faceva pressante, avevo lasciato la "palla" di pasta fresca a riposare in frigo avvolta da pellicola.
Il riposo si è, per così dire "protratto" per tre giorni, durante i quali io non avevo avuto il tempo di pensare a tirare tagliatelle rosa. Quando infine il momento era buono la pasta era oltre il punto di riposo, piuttosto si poteva dire che come la carne, il tempo era stato quello della "frollatura": guardando bene attraverso la pellicola, presentava delle piccolissime occhiature, inconfondibile segno che era in corso un procedimento di fermentazione...
Presa dal quel Fuoco Sacro che solo chi ama il Pane può comprendere, decido di trasformarlo in lievito rinfrescandolo con acqua e farina manitoba, in quantità uguali e di lasciarlo maturare, a temperatura ambiente per vedere cosa succedeva. Dopo il secondo rinfresco, ormai del tutto conquistata, ho impastato con aggiunta di olio e malto, ottenendo del buon pane.
Però, a parte il colore che nel frattempo aveva perso le iniziali tonalità rosate virando ad un marroncino un po' strano, anche la consistenza non era delle più leggere, quindi mi sono riservata di riprovarci in seguito.
Nel frattempo, ho trovato questo post di Anna, del blog "C'è di mezzo il mare" che in fatto di lieviti è per me il "guru" della rete, in cui lei stessa racconta di un pane ottenuto con acqua in cui è stata lasciata a macerare dell'uva... l'uva, il frutto dalla fermentazione più eccellente del mondo, quella del vino!


Il momento clou è dunque arrivato quando, sabato sera abbiamo fatto la pasta per la pizza, abbondando un poco nelle dosi: ho deciso di staccarne un pezzo che ho tenuto in frigo a "maturare" per tre giorni, chiuso in un vasetto di vetro (esperimento questo, già fatto in passato).
Martedì sera l'ho tolto dal frigo e l'ho pesato: 230 gr. In un lampo ho preso la decisione di rinfrescarlo, ma invece di usare l'acqua, ho usato del succo di chicchi di melagranata, che avevo preparato frullandoli (e poi filtrando) con l'aggiunta di zucchero.
L'impasto così ottenuto lo ho lasciato in un contenitore coperto, a temperatura ambiente (18° - 19°) per 24 ore, dopodiché ho fatto un impasto successivo, con le dosi e gli ingredienti giusti per il pane, sempre sostituendo all'acqua il succo di melagranata. Ho anche dato un paio di "pieghe", a distanza di una mezzora l'una dall'altra. Quindi ho lasciato lievitare fino ad oltre il raddoppio di volume ed ho proseguito con la cottura in forno, come solito.
Il risultato è stato un pane leggero, molto croccante all'esterno e ben alveolato all'interno, con un  profumo leggermente acido, ma di buon sentore.
Come ormai sapete, il mio test viene dall'indice di gradimento dei bambini: voto 10.
Il marito invece non ha mostrato particolare gusto, ma insomma... direi che con 2 su 3 mi posso accontentare!


Pane (quasi senza lievito*)
al succo di melograno

* quasi senza lievito
perché in partenza ho qui usato dell'impasto per la pizza, fatto con lievito di birra

La Ricetta

Beh direi che la ricetta la spedisco al contenitore ancestrale delle Memorie collettive, perché tanto non fa testo, e nemmeno lo vorrei.

Questo post ho voluto scriverlo per condividere con voi un "fare" che in cucina dovrebbe ispirarsi sempre anche a questo "istinto" che appartiene alla storia del mondo.

il colore leggermente scuro è sicuramente dovuto al succo di melograno




Novembre "bright orange" ... i vincitori!

Ogni mese che ho il Colors & Food, arrivata al ventisette ho un brivido al solo pensiero di dover scegliere una ricetta vincitrice e due che l'accompagnano, quando in realtà di ricette vincitrici e compari accompagnatrici ce ne sarebbero tantissime.
Questo mese siete stati magnificamente allegri e tanto tanto prolifici. Complice forse anche il desiderio di rallegrare con il colore le vostre giornate, spesso tendenti al grigio uggioso, non sono mancate le ricette cariche di comfort, di quell'atmosfera che tutti noi desideriamo trovare per le nostre cene.
Ma non sono mancati nemmeno i grandi esperimenti, con risultati sorprendenti: non posso tralasciare di segnalarvi questa ricetta per il pandoro alla zucca, che davvero è stato reso molto semplice dalle  spiegazioni, e con foto molto chiare ed esplicite ho desiderato un'altra caccavella -lo stampo per pandoro- per provarci io stessa.
Ecco dunque i vincitori e le coppe... rullino i tamburi!

 Primo posto


Bavarese ai cachi di Zibaldone culinario
Una preparazione  che rende onore ad un frutto meraviglioso e buono, pieno di ottime proprietà come il cachi, ingiustamente poco considerato per il solo fatto che la sua consistenza non è amata dai più. Sono state molte le ricette che lo hanno esaltato, ma questa mi è piaciuta per la ricerca dei contrasti tra dolce e amarognolo, e per la preparazione "morbida" , che nasconde il cachi ma ne esalta l'essenza.

Secondo posto

Orange cup con ricotta e caprino di PaneAmoreCeliachia
Qui un grande apprezzamento per essere usciti da uno schema ed aver provato una cosa insolita: sciogliere lo zafferano puro per arrivare ad ottenere un colore meraviglioso!
E poi trovo azzeccati anche i sapori qui accostati.

Terzo posto


Lasagne di zucca al salmone di Sapori in concerto
Anche qui, un pensiero di riguardo al colore, senza però dimenticare la necessità di qualche nota in contrasto, quindi l'affumicato del salmone e l'amarognolo del radicchio, arricchiscono questo piatto molto "Bright orange!"


Ed ora, carissime amiche, le coppe!
Anche scegliere tra le bellissime proproste non è facile perché siete sempre più brave e quindi ci sarebbe la necessità di nominarvi uan per una, ma non mi è possibile, quindi...

Coppa "riso in zucca"


Riso alla zucca, al porto di La cucina di Bucci
Un modo delizioso di rpesentare il risotto, ma questa ricetta è anche molto raffinata.


Coppa "Arancio in velluto"


Roasted pumpkin, caramelized apples and toastet pumpkin seeds di Miss Becky Happycottage
Anche nella tipologia "zuppe, creme e vellutate" siete state molto prolifiche, ragazze carissime e su tutte ho voluto scegliere questa versione, dove la presenza della mela e dei semi tostati mi ha catturata.


Coppa"per chi non si accontenta... mai!"


Insalata di lenticchie e gamberi di Arbanella di basilico
Una dedica in codice per Carla, che ha cercato per questo piatto due ingredienti arancio per "essenza" e li ha accostati con garbo, eleganza e tanta considerazione... ovvero il mare sposa i legumi, un matrimonio perfetto, che qui esprime il meglio


Coppa "Sperimentazioni"
parimerito
per due/tre ricette davvero strepitose, dalle quali attingere a piene mani per qualche idea nelle feste natalizie, perché sono molto belle ma soprattutto pensate bene, con i giusti contrasti.. nulla di improvvisato ma tanto saper fare buona cucina


Tortina di carote con zucca agrodolce e funghi di La valigia sul letto



Creme brulé con varianti di Le mie nuvole di panna
Bene, carissimi amici ed amiche, io per l'infinitesima volta ringrazio tutte, una per una singolarmente, per averci regalato un pensiero allegro d'arancio vestito, per portare luminosità alle nostre tavole novembrine..
Ora subito a vedere i tre fantastici menù che ci ha selezionato Valentina!

Un cous cous alternativo... e il planner settimanale

Capita anche a voi?
A me si, capita a volte di dover buttare del cibo, comprato sull'onda emotiva della voglia "di fare quella certa ricetta" e poi di lasciarlo giacere per mancanza di tempo, o peggio del peggio, perché non mi organizzo... mentalmente. Ovvero, non mi predispongo a mettermi all'opera, oppure semplicemente non ci penso in tempo. Poi finisco per accorgermene quando è ormai inutilizzabile.
L'altro giorno ho trovato un blog, che non è prettamente di cucina e di cui tra l'altro non ricordo il nome, dove un post descriveva il planner settimanale dei pasti. Lì per lì non ho pensato che fosse una soluzione al mio problema anzi, magari solo una cosa in più a cui pensare.
Però ci ho riflettuto a più riprese, concludendo che forse non è un'idea così accampata. Armata di pazienza e di ottime intenzioni, ho coinvolto i miei figli a darmi la Top list delle ricette preferite; le ho trascritte su tanti fogliettini, che poi ho attaccato su un banale foglio di agenta settimanale.
Va da sé che anch'io abbia messo le mie scelte, consapevole del fatto che molte delle verdure utilizzate non incontrano i loro gusti: di certo non quelli del piccolo, che però quando è in mensa mangia senza fiatare e solo a casa si permette di frignare ad ogni pasto (mannaggissima a lui!).
Quindi da qualche giorno siamo sotto con lo schema, che per oggi prevedeva il cous cous.
Si, lo so anch'io che a novembre non poteva certo essere la classica versione estiva che ha sempre tanto successo. Quindi, animata dalle migliori intenzioni, ho tirato fuori dal freezer i fagiolini ed i piselli di orti amici, congelati quest'estate. Ho messo insieme un paio di cose che avevo in frigo e che "ci stavano" e, dulcis in fundo, ho sgranato anche il melograno gentilmente donato dall'albero di un'amica..
Ne è venuta fuori una piccola squisitezza. Ma mentre il grande sbafava anche il bis, il piccolo svicolava. Ad un certo punto, quando erano ormai passate le due del pomeriggio, ho sbraitato a gran voce che se non avesse mangiato, per lui niente merenda e per cena, lo stesso piatto di oggi.
Con la testa piegata ha ceduto e l'ha mangiato, urlandomi contro che sarebbe stato solo per questa volta.
Ma infine sapete cos'ha detto (beninteso, sottovoce eh!)... Che era buono!
Io da parte mia sono stata contenta più di tutto del fatto che forse, grazie a questo planner, mi darò una regolata con gli acquisti ed una maggiore organizzazione; chissà che anche per i bambini ci possa essere un menù più vario delle solite cose preparate per abitudine e per fretta.
Vi aspetto domani con il vincitori del mese di Novembre "Bright Orange!"

Cous cous alternativo


dosi* per 4 ciotole come in foto
*ho usato una tazza da tè non troppo grande per dosare


1 tazza da tè di couscous
1 + 1/2 tazza da tè di brodo vegetale
1 tazza di piselli (congelati o freschi)
1 tazza di chicchi di melagranata
1 tazza di fagiolini (freschi o congelati)
1 zucchina
2 cipolline fresche
(anche un poco della parte verde)

per condire, una vinaigrette di
1 cucchiaino di succo di limone
1 cucchiaino di miele chiaro
1 cucchiaio di olio extravergine
sale a discrezione

Preparate il cous cous in una bella ciotola, che possa poi contenere anche gli altri ingredienti, aggiungete il brodo ben caldo e tenete mosso il tutto ogni tanto, per evitare che gonfiando si raggrumi. Questo passaggio può essere fatto anche la sera prima ed il cous cous può dunque restare in frigo, coperto con pellicola fino all'indomani.
Al momento della preparazione, tralasciando il melograno e la cipollina che vanno aggiunti solo nel piatto, saltate in pentola le verdure: in poco olio iniziare a stufare i piselli, dopo pochi minuti aggiungete i fagiolini tagliati grossolanamente e per ultimo le zucchine tagliate a dadini. Regolate di sale e spadellate fino ad intenerire le verdure, ma tenendole ancora un poco al dente.
Preparate quindi il piatto: unite  il cous cous caldo, oppure tiepido a seconda di come vi piace di più, le verdure calde, la cipolla cruda tagliata ad anelli sottilissimi e qualche granello di melograno.
Per la vinaigrette, sciogliere il miele nel succo di limone, aggiungere l'olio e creare un'emulsione. Risulterà particolarmente piacevole anche per i bambini (^_^) !!

Amo l'autunno... Chestnut and chocolate chips

Che le nostre vite siano vorticose e piene di impegni, ce lo siamo già detti tante volte.
Che le cose da fare siano sempre mille, e una in più che c'eravamo scordata... non è nulla di nuovo.
Oggi ero tutta presa dal Fuoco Sacro delle pulizie di casa quando, mentre andavo verso la finestra per aprire un po', sono rimasta imbambolata da un raggio di sole che illuminava il nostro piccolo acero, rendendolo di un colore incredibile.
Immediatamente ho lasciato lo straccio, il secchio e mi sono fiondata a prendere la macchina fotografica.
Di colpo,  mi sono resa conto che intorno a noi il Mondo continua ad "essere". E mentre lasciamo che la nostra vita venga continuamente risucchiata dall'agenda, dagli appuntamenti, dall'ufficio, dalla fretta, mentre ci lasciamo terrorizzare dai telegiornali... fuori dalla nostra finestra continuano ad accadere piccole cose, che in realtà sono di una bellezza straordinaria.
Una bellezza che è lì solo per chi sa guardare...
Dura un attimo, ma possiamo portarcelo dentro per sempre.

Come questo rosso purpureo del nostro piccolo acero


oppure la delicatezza di questi boccioli di rose, i cui  petali esterni non riescono ormai più a proteggere il loro prezioso e profumato contenuto 
dalle gelide notti di novembre



 
hanno una sfumatura rosa talmente lieve che quando sbocciano sembrano bianche...


Amo l' autunno.Voi no?

Chestnut and chocolate chips


dosi per circa 40 biscotti
150 gr. farina 00
150 gr. farina di castagne
180 gr. burro freddo
180 gr. zucchero di canna
1 albume
80 gr. cioccolato fondente extra
gocce di essenza di vaniglia

Impastare* tutti gli ingredienti sulla spianatoia. Per ultimo unite il cioccolato, che avrete spezzettato grossolanamente con il coltello.
Formate un grosso salsicciotto del diametro di almeno 5 cm., avvolgetelo in una pellicola e lasciatelo riposare in frigo per una mezzora o più. Trascorso il tempo di riposo, affettate  dando ad ogni fetta un certo spessore, circa 1 cm., poiché in cottura tendono ad allargarsi ed assottigliarsi leggermente.
Disponeteli ordinatamente distanziati su carta-forno e cuocerli circa 10 min a 200 ° statico, sorvegliando a vista. Si conservano in barattoli di latta, anche alcuni giorni (...ma si conservano poi?! da me vengono spazzolati all'istante!!)
* Per questo passaggio potete usare anche il mixer, ma il cioccolato unitelo comunque sempre dopo, a mano.

Crostata morbida alle carote e avena


Una bella crostata morbida con la frutta sopra e la classica marmellata. Con una bella tazza di thé, oggi pomeriggio sarebbe fantastica. E se poi ha un colore perfetto per questo nostro mese tutto all'insegna dell'arancio, perché non pubblicarla?
Come dite? Perché sopra ci sono le pesche? Si è vero, sono pesche. E no, non sono stordita.... l'ho fatta a luglio, in piena maturazione di pesche. E' che ha un colore magnifico e trovo che sia un peccato rinunciare a proporvela, perché in realtà la pesca si può benissimo sostituire con la classica e sempre adatta mela...

La ricetta viene da Lei, la dolcissima Patrizia del blog Via delle rose, che la pubblicò in versione biscotto. Manco a dirlo, mi sono immediatamente innamorata e l'ho fatta subito, quella stessa sera. Dato che l'impasto ha bisogno di riposare in frigo per rapprendersi, l'operazione-biscotto era rimandata al giorno dopo. Peccato che poi però  non potessi proprio mettermi a biscottare, non ne avevo il tempo. Ecco dunque la versione torta, molto più veloce nella preparazione... Il risultato mi è piaciuto tanto tanto e, come certo ognuna di noi sa benissimo, le torte alla frutta si possono anche declinare secondo la stagione in corso.. e perché non provare con della zucca?

Crostata morbida alle carote e avena

 per una tortiera diam. 26
150 gr. farina
60 gr. fiocchi d'avena
20 gr. farina di riso
150 burro
70 zucchero
170 gr. carote grattugiate
1 cucchiaino di radice fresca di zenzero grattugiata
1 cucchiaino d'estratto di vaniglia (io una bustina di vanillina)
1/2 bustina di lievito per dolci
250 gr. di mela tagliata a fettine
Qualche cucchiaio di marmellata di pesche o albicocche


Lavate bene le carote, spazzolatele se volete utilizzarle con la buccia, per togliere eventuale terriccio. Asciugatele bene e tritatele con il mixer, io sempre il magico Bimby.
Aggiungete il burro e lo zucchero, la farina setacciata insieme al lievito, i fiocchi d'avena e la farina di riso, lo zenzero e l'estratto di vaniglia. Amalgamate ancora con qualche giro di mixer e poi rovesciate sul piano di lavoro, raccogliendo bene gli ingredienti per formare una palla, (l'impasto resterà morbido), avvolgetela in una pellicola e mettetela in frigo per tutta la notte.
Dopo questo passaggio diviene possibile appiattire l'impasto col mattarello: ponete il panetto tra due fogli di carta-forno, che vi aiuteranno anche a trasferire il tutto nella teglia ed appiattite fino allo spessore abbastanza sostenuto di circa un dito. Ritagliate un disco dello stesso diametro della vostra tortiera e togliete l'eccesso di pasta, che va reimpastato per ottenere una sosta di salsicciotto, da dispore lungo il perimetro della torta, per creare un po' il bordo
Spalmate la torta con della marmellata. Ora, preparate la mela affettata e disponetela sopra la marmellata. Infine diluire un paio di cucchiai di marmellata con pochissima acqua, quanto basta ad avere un composto che si possa pennellare e procedete a passarla sopra la frutta.
Cuocete in forno già caldo a 180 °, per circa 40 min. Ma regolatevi col vostro forno.

Vellutata di zucca, carote e lenticchie... Bright Orange!


Oggi, dopo due giorni di pioggia praticamente ininterrotta e dopo il diluvio universale di ieri sera, con cosa apriamo le allegre danze arancio? Ma con una crema, ovviamente!
Aggiungo: cosa c'è di più confortevole, di più affettuoso e caloroso, in queste giornate, di un piatto come questo? Arrivare a casa e sapere che in frigo c'è questa vellutata che mi aspetta, che basta solo scaldarla un attimo e spadellare la pancetta croccante...  non mi viene in mente nulla di meglio!
L'ho preparata ieri sera, in meno di mezz'ora era pronta. E stamattina, prima dell'ufficio, un bel click Sorvoliamo sul profumo di pancetta fritta a colazione, cosa in realtà molto "english" ma per nulla nota in casa: mio figlio è sceso per la colazione chiedendo se per caso fosse l'ora di pranzo!
Certo, non che ieri non abbia fatto un altro tentativo in arancio, da proporvi, chiaro che si, lo avevo fatto. Erano dei bellissimi croissant di pasta di pane alla zucca, ripieni con la pancetta e le erbe aromatiche. Semplicemente deliziosi. Però erano destinati ad un buffet con amici e non c'è stato proprio il tempo per una foto. Quindi ho comunque segnato la ricetta e, siatene certi, arriveranno prossimamente su questi schermi perché sono troppo buoni. Quindi insomma per oggi serviva La Traccia e, pur cercando in tutti i modi un'alternativa originale, non c'é stato nulla da fare: da giorni il neurone urlava solo "crema-vellutata-for-ever!"
Qualcuno leggendo, giustamente dirà: ma sono dieci mesi che lo sai, che il 5 novembre serve una RICETTA ARANCIO... si è vero, lo so, ma non ci posso fare nulla, chissà da quali vite mi trascino questo cronico correr dietro alle cose da fare. E pazienza, accetto e spero di porre rimedio, magari imitando una cara amica (lo so che leggerà... si sei tu Robi ;))  che pianifica di mese in mese le cose da cucinare. Per me rimane una questione fantascientifica. Punto.

Vellutata di zucca, carote 
e lenticchie decorticate
 




dosi per 4
200 gr. lenticchie decorticate
(ma possono andare anche le classiche, risulterà solo un po' più scura)
200 gr. zucca già pulita
2 carote medie
10 cm. di porro
1 patata grossa (o due medie)
brodo vegetale quanto basta a coprire appena oltre le verdure

per condire
50 gr. pancetta affumicata a cubetti
rametti di rosmarino
semi di zucca

Pelare e tagliare a grossi pezzetti le verdure. Riunire tutti gli ingredienti in una pentola a pressione, o se preferite le cotture classiche, una bella pentolona, aggiungere il brodo, coprire e portare a cottura. Con la pentola a pressione sono bastati meno di venti minuti. Passare tutto col frullatore ad immersione e regolare di sale.
Servire impiattando con della pancetta a cubetti, che avrete reso croccante facendola saltare in una pentola senza alcuna aggiunta, tranne qualche ago di rosmarino e qualche semino di zucca, magari spadellato come primo ingrediente in maniera che in due o tre minuti si possano tostare leggermente.

Questo è il mio pensiero per il Colors & Food di Novembre, Bright orange!

Un tranquillo Week end... d'Eccellenza

Tra i detti popolari, ne esiste uno che spesso faccio mio: "Meglio tardi... che mai!" e mi capita purtroppo spesso di farne uso, ormai non è più un mistero per chi tra voi mi segue da un po'. E' così che, a ben quasi due settimane dall'evento, arrivo a parlarvene.
Si tratta del week-end vinto partecipando al contest promosso dalla Provincia di Brescia insieme a La Cucina Italiana: "L'eccellenza del gusto".
La ricetta richiesta doveva contenere tra gli ingredienti il formaggio Bagòss, una vera eccellenza tra le produzioni del bresciano ed è stata una sorpresa grande ed inaspettata ritrovarla tra le 13 premiate.
Il weekend è stato bellissimo, tutti in quei due giorni hanno fatto la loro parte perché potessimo godere insieme del programma proposto.
Lascio quindi alle immagini il compito di raccontare forse meglio di tante parole, questa impagabile esperienza.

Il work shop con il maestro pasticcere Iginio Massari

La Crema pasticcera e la Persicata

una vera miniera di conoscenze scientifiche, di sapere pratico insieme a tanta storia della pasticceria e degli ingredienti...
tre ore che sono passate in un lampo lasciando però un segno indelebile.

Mani al lavoro


la Torta Bresciana e il Biscotto Meino


Grazie Maestro, e grazie anche al suo staff di collaboratori


Il work shop con Riccardo Lettieri

Foto dalla pagina Facebook de La Cucina Italiana

Foto dalla pagina Facebook de La Cucina Italiana

 
fotografo della Cucina Italiana, dove non ho fatto alcuna fotografia, forse perché troppo "rapita" a carpire informazioni e, di più, a sbirciare le sue foto (io sono quella seduta che guarda il PC on la mano sul mento...).
Risultato: ogni mio tentativo negli ultimi dieci giorni di fare una foto decente ha poi riempito il cestino virtuale del PC. Non dovrebbe essere così dopo un work shop, ma è quello che mi sta succedendo! Spero di darmi una misura e procedere pian piano verso i piccoli obiettivi che mi posso porre.
Grazie anche a te Riccardo!


La mostra enogastronomica "L'eccellenza del gusto

con l'esposizione di tantissime eccellenze locali, era un percorso attraverso il quale è stato possibile comprendere meglio il sistema agricolo bresciano, le sue realtà di filiera e le relative produzioni, molte delle quali assaggiate e degustate in prima persona...


L'oro del luogo... il Bagòss. E non solo!

...Stappando qualche vino d'eccellenza


...Pane e dintorni
...Non di solo pane vive l'Uomo

 La location di grande charme che ha ospitato l'evento
 Villa Mazzucchelli a Ciliverghe di Mazzano



A seguire, ma solo perché merita un post tutto suo, la visita della giornata di domenica 21 ottobre, ad una piccola casera dove si produce il Bagòss.
Non mi resta che ringraziare ancora tutti, in particolare La Cucina Italiana e La provincia di Brescia, che hanno reso possibile tutto questo.


© ESSENZA IN CUCINA

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