Metti il profiterole in... viola! Ovvero di mirtilli, di violetta e lavanda.




Per l'MTChallenge di questo mese il tema da eseguire è -anzi ormai era- il Profiterole.
Stefania, la vincitrice del mese di settembre, ha pubblicato un post-guida magnifico e pieno di doviziosi particolari per la preparazione dei bigné, del ripieno e della ganache; una vera e propria lezione base.
Per me non era una novità, ma vi risparmio il racconto dei miei primi approcci a questa preparazione, che risalgono ai 12 anni con le confezioni dei preparati in busta che allora andavano di moda...
Li ho fatti parecchie volte, anche senza l'uso della sac-a-poche, ma semplicemente di due cucchiaini e un poco d'acqua. La crema pasticcera per riempire i bigné era in busta, come anche la ganache a cui bastava aggiungere del latte. Però che scorpacciate!

Poi, in punta di piedi è "dolcemente" tramontato, sparito dalla mia vita e rimpiazzato dalla smania delle diete adolescenziali, dai divieti autoimposti per quei dolci considerati, giustamente, la causa di ciccia e brufoli.
Ancora oggi mantengo alcune delle autocensure di allora, al punto che quando faccio la spesa, ad esempio non prendo mai biscotti con le creme, merendine confezionate, cioccolati, nutella e caramelle, bibite gasate, succhi di frutta confezionati.. nulla di nulla. Io la chiamo "la spesa del convento", 'ché pare un vessillo ad onore del contropeccato capitale della Gola.
Mio marito, invece, quando torna dal supermercato, porta borse traboccanti di... tutto quel che io ho accuratamente evitato: la "spesa di beni voluttuari"... e mi vien da ridereeee
Tanta fatica, per poi piombare nel baratro delle buste-spesa del marito!
Si, perché non crediate che non li prenda perché non li mangio. No no, per me quello è il solo,  l'unico modo per evitare di mangiarli!!

Per questo MTC, invece ho messo da parte tutte le remore, niente sensi di colpa per la cellulite e la cintura che stringe, niente divieti e censure per creme e glasse: spazio alla Gola!
L'idea uscita dal cappello, però, non è farina del mio sacco. Ho deciso di piegarmi a non inventare nulla ma semplicemente ad imitare, non molto degnamente -va detto- il lavoro di Alice, la padrona di casa di Food Couture che mi sventola sotto gli occhi da tempo la sua meraviglia.
Ormai è di pubblico dominio il mio amore per il viola: potevo mancarlo, proprio ora che l'MTC mi sdoganava la motivazione per farlo?

Ho fatto qualche variante nelle dosi e negli ingredienti da lei utilizzati, senza peraltro stravolgere il risultato, che è stato oggetto di folli litigate tra i miei bambini per l'ultimo dei bigné..!


Profiterole con crema di mirtilli e glassa al profumo di violetta e lavanda



Pasta choux

Ricetta ed esecuzione esattamente come descritta da Stefania nel post-guida, solo raddoppiata
Con questa dose ho ottenuto 42 bigné.

... prima
e dopo...

























Crema del ripieno
125 gr mirtilli*  (un cestino)
50 gr. zucchero
30 gr. burro
1 cucchiaino maizena
gocce di limone
1 uovo

Prima di tutto i mirtilli: tenere da parte qualche mirtillo per la decorazione, il resto con una spolverata di zucchero in un pentolino. Schiacciare i frutti con la forchetta e, a fuoco leggero, cuocerli per qualche minuto tenendoli mossi. Passare al minipimer ottenento una salsa vellutata.
A fuoco lieve, sciogliere il burro e lo zucchero tenendo mosso con la frusta a mano. Appena sciolto il burro incorporare l'uovo: attenzione che il tutto dev'essere appena tiepido, altrimenti l'uovo cuoce.
incorporare anche la maizena e, per ultimo, la salsa di mirtilli*, meno una cucchiaiata che servirà per dare un po' di colore alla glassa.  Con queste dosi ho riempito circa 22 - 23 bigné.

Glassa di zucchero fredda
180 gr. zucchero a velo
1 cucchiaio di salsa di mirtilli*
80 gr. di gelatina di violetta e lavanda*

Sciogliere nello zucchero la salsa di mirtilli e la gelatina di violetta e lavanda, *che una cara amica mi ha portato da un suo viaggetto in Provenza. Questo ingrediente si può sostituire con: gocce di essenza di violetta (magari nelle erboristerie..) o qualche goccia di liquore alla violetta o anche alcune caramelle alla violetta sciolte in due cucchiai d'acqua.

Per l'MTC di Ottobre, grazie Ale, Dany e Stefania per la ciccia e brufoli di oggi!!


Risotto con la melagranata


Ci voleva "qualcosa di rosso" per partecipare al SUO contest, perché rosso è il fantastico premio messo in palio, un meraviglioso Kitchen Aid fiammante come una Ferrari... ma avete presente parcheggiare una Ferrari sul piano di lavoro della cucina?
La mia cucina è grigia, di una tonalità appena più scura del perla e un tocco di Rosso starebbe  d'incanto.

Hhhhhh, sospiro: lo so, si lo so, ho visto che ci sono ricette magnifiche in concorso, però ci tento, prima di tutto perché mi fa piacere dedicare una ricetta alla cara amica Barbara, oltre che condividere con voi un risotto davvero particolare.
Sono in un periodo di contrasti in cucina, di abbinamenti anche un po' aspri e devo dire che questo piatto resta sulla falsariga dell'agrodolce, ma cosa c'è di più bello in cucina che giocare, con sapori e colori?
E allora via!

Risotto con la melagranata


dosi per 4 persone

320 gr. riso (vialone nano o carnaroli)
1 scalogno rosa
olio extravergine
1 bicchiere vino bianco secco
Brodo vegetale
1 melagranata
2 - 3 cucchiai panna da cucina
1 cucchiaio di miele chiaro (io quello di Sulla)
sale e pepe

Prima di tutto bisogna sgranare la melagranata, operazione fattibile anche la sera precedente, magari mentre si guarda un film leggero ;).  I chicchi possono attendere anche una giornata, purché chiusi in contenitore a tappo ermetico o con pellicola.
Soffriggere in olio lo scalogno tritato finemente, aggiungere il riso e tostare fino a che i chicchi saranno traslucidi. Sfumare col vino e lasciarlo evaporare un paio di minuti, poi aggiungere man mano il brodo caldo e tenere girato e mosso il riso. Questo movimento non ha solo lo scopo di evitare che si attacchi, ma favorisce il rilascio degli amidi contenuti, che renderanno la preparazione finale più cremosa.
Mentre il riso cuoce, porre i chicchi della melagranata nel mixer e frullare per 30 secondi o poco più, fino ad ottenere del succo. Filtrare al colino, premendo bene la polpa ed i semini per estrarre tutto il succo possibile: da una melagranata con 160 gr. di chicchi, ne vengono 120 gr. circa.
Tenere alcuni chicchi interi per la decorazione.
A pochi minuti dalla cottura aggiungere il succo della melagranata e lasciar assorbire.
Infine, poco prima di impiattare, aggiungere il miele, sulla cui quantità potete fare i vostri aggiustamenti:  assaggiate prima di impiattare e decidete se ne serve ancora una punta... se la melagranata è un poco acerba ha un grado di asprezza abbastanza impegnativo.
Infine, una mescolata con la panna: serve per legare bene il tutto.



Questa ricetta è per Barbara, del blog Cucina di Barbara  per il suo contest Get an AID in the KITCHEN
Inoltre partecipo al contest di Aboutfood per le ricette sui cachi e la melagranata



Filetto con noci e funghi


Noci e funghi... non potevo proprio mancare all'appuntamento di Ambra con la sua Bottega di Campagna, gli ingredienti dell'autunno sono tra i miei favoriti..!
Per quest'accoppiata, ho fatto in modo di procurare dei funghi freschi chiamando mio zio Piero, da sempre appassionato di porcini. Vuole il caso che per il giorno successivo avesse in programma una "gita" per raccoglierne di buoni, di quelli "IGP" da Borgotaro, sull'appennino tosco-emiliano. A quanto pare si tratta di porcini doc, quindi la scorsa settimana ne ho avuti in regalo ben 700 gr., freschissimi e bianchissimi, con cui inventare qualcosa di carino per Il gattoghiotto e Malvarosa.
In queste settimane, se non s'è capito lo sottolineo anche, sono fissata con la carne.
E sorrido. Mai e poi mai in vita mia avrei pensato di riuscire a scatenare la fantasia fino al punto da mettere insieme gli ingredienti che ho accostato nelle ultime preparazioni per dei secondi con la carne. Io stessa mi sorprendo, perché per anni l'arrosto a casa mia è stato lo stesso: stesso sapore, stesso look, stessa non voglia della solita cosa. Da quando mi sono tuffata nel mondo bei blog, un anno esatto, il mio mezzo neurone ormai sopito si è svegliato ed è cresciuto anche un poco! Ora ho due neuroni che pensano a cosa cucinare e come cucinarlo. Uno di questi ama cucinare la carne, da non credere...

Filetto in salsa di noci, con funghi



dosi per 4 persone
1 filetto di maiale
1 spicchio d'aglio
1 tazzina brandy o cognac
olio - burro per soffrigere
12 o 13 noci
sale e pepe

200 ml. panna fresca
350 gr. funghi porcini freschi (ma anche secchi possono andare)

Soffriggere a fuoco leggero l'olio con il burro con le noci tritate grossolanamente e, dopo 2 o 3 minuti, aggiungere il filetto. Alzare un poco la fiamma, che dovrà essere abbastanza vivace da rosolare ma non troppo da bruciare l'olio. Sfumare con  il brandy e lasicare e vaporare, poi salare, pepare e portare a cottura il filetto. Dovrà avere un bel colore e pungendolo, non dovranno uscire liquidi rosati ma solo trasparenti. Serviranno circa 20 - 25 minuti secondo il peso. Al termine, togliere il filetto e tenerlo in caldo mentre si prepara la salsa di noci. Raccogliere le noci ed il fondo di cottura della carne nel bicchiere del minipimer e frullare riducendo a crema. Aggiungere la panna e regolare di sale (non dovrebbe servire, il fondo è già saporito).

I funghi vanno puliti e raschiati dalla terra, io li passo velocemente sotto un filo d'acqua e li asciugo prima di tagliarli. Li ho tagliati per il lungo, come si vede dalla foto e messi a rosolare in una padella bassa larga, con dell'olio e l'aglio non spellato. Li ho semplicemente saltati per pochi minuti, fino a che, appassendo, raggiungano una morbidezza ancora fragrante. Ho regolato di sale e basta. Alcuni aggiungono il prezzemolo ma io preferisco il sapore dei porcini "nature", quindi poi tolgo anche l'aglio.




Comporre infine il piatto: prima la salsa di noci, che va servita calda. Io invece non l'ho scaldata per fare le foto ma solo dopo, per mangiarla e mi sono accorta che si presentava infinitamente meglio, è vellutata e molto lucida, è un'ottimo specchio su cui servire le fette di filetto ben calde, tagliate di spessore pari ad 1 cm.. Accostare i funghi ben caldi.Decorare con qualche gheriglio spezzettato.



Questa ricetta è per Ambra e la sua Bottega di campagna, in collaborazione con Malvarosa.



Filetto di maiale con l'uva



Mi piace pensare che, nella vita ed in ogni cosa che facciamo, sia importante dare all'occhio la sua parte. Penso che la prima impressione data sia importantissima, come a dire che l'abito fa il monaco. Anche se poi sotto sotto il monaco non c'è, l'abito è comunque importante, fa indiscutibilmente la sua parte.
E la regola non fa eccezione nella presentazione dei piatti, che diventano assolutamente più appetibili se presentati in maniera da valorizzare alcune loro caratteristiche.
Ora, devo dire che da quanto ho il blog, questo aspetto è divantato ancora più essenziale, pur essendo da sempre una mia fissazione.
Arrivando alla carne, che in sé ha una certa difficoltà nel comparire, con i suoi colori smorti specialmente quand'è cotta, per essere fotogenica ha quasi bisogno di essere"truccata". E allora ecco qui che ho pensato a delle cipolle particolarmente "glossy" lucidissime, presentate con i colori delle terre e, vicino alla carne una punta di rosa quasi fosse un rossetto, che nella salsa d'uva trova il suo colore più indicato...

Filetto di maiale con l'uva e cipolle caramellate




1 filetto di maiale
4 cipolle medie (o anche scalogni)
1 grappolo d'uva
60 gr. burro
4 cucchiai di  brandy*
2 cucchiaini miele
aceto balsamico
sale e pepe

Pelate e tagliare a metà per il lungo le cipolle, metterle in una pentola antiaderente con circa 20 gr. di burro. Cuocere a fuoco bassissimo senza colorirle troppo. Aggiungere due cucchiai di brandy* quando la temperatura è abbastanza alta da permettere che sfumi l'alcol, poi un paio di cucchiaini di miele, sale e pepe a discrezione e continuare la cottura. Servono circa 20 minuti complessivi, poi girare delicatamente le cipolle e completare la doratura anche dall'altra parte. Aggiungere qualche cucchiaino di acqua se si asciugano troppo. A termine cottura saranno colorite e morbide ma non sfatte.

Intanto preparare la carne: in una pentola bassa antiaderente, sciogliere il restante burro e dorare il filetto, sfumando con qualche cucchiaio di brandy, sale e pepe a piacere. Cuocere tenendolo girato, per circa 20 minuti o comunque fino a quando, pungendo la carne non esca alcun liquido rosato.
A questo punto togliere la carne ed avvolgerla in carta stagnola per mantenerla al caldo. Nella stessa pentola aggiungere i chicchi d'uva lavati, sgranati, privati dei semini e tagliati a metà.
Cuocerli per 10/12 minuti nel fondo della carne aggiungendo qualche goccia di aceto balsamico, finché saranno morbidi. Si passano al minipimer, a formare un bel sughetto corposo.
Comporre il piatto accostando le fette di filetto, tagliate ben spesse, alla salsa d'uva e le cipolle, usando anche qualche goccia del loro fondo, che è delizioso.

*io ho usato del Jerez spagnolo, che in cottura lascia un fondo fantastico


Questa ricetta è per Leda del blog Gusta...mente per il suo contest Glossy Food! in collaborazione con Glossybox.it




Piccole bavaresi di fragola al cioccolato



Chiudo il Menù in Rosa con un ottimo e classico dolce al cucchiaio. La cosa più carina qui è la presentazione in monoporzioni.
Una vera bavarese non l'avevo mai fatta prima di queste. Chissà perché, ma mi pareva di dover "trafficare" troppo. Nel tempo avevo letto varie versioni, le più a lontante e complesse avevano anche le uova mentre le più recenti sono anche molto leggere, complice un certo stile di fare cucina pittosto light. Però mi sembrava tutto molto complesso, al punto da girare pagina ad ogni piè sospinto sulla bavarese.
Finalmente ho rotto il mio schema e mi sono decisa a prendere il toro per le corna. Era ora...
Ma quanta bontà mi sono persa?!
Si, perché in fondo la semplicità con cui si può realizzare questa bavarese, è quasi vergognosa, a parte le cialde che sono un capitolo a parte.
Quindi vi prego, non fate come ho sempre fatto io, non scappate di fronte al solo leggere il titolo, prometto che spiegherò bene i punti importanti semplificando anche: i procedimenti troppo lunghi fanno scappare anche me.
Una nota che riguarda la frutta: qui ho usato dell fragole, ma potrete usare praticamente qualsiasi frutta vorrete, dai frutti di bosco alle mele e perfino l'ananas, adottando lo stesso procedimento e le stesse dosi, tranne per lo zucchero, che andrà adeguato al grado di acidità della frutta.

Colgo l'occasione, in questo post, di aderire alla Campagna "Il Nastro Rosa" della LILT, la Lega italiana per la Lotta ai tumori: una donazione non sarà solo un aiuto concreto ma anche un modo per rendere onore all'impegno per la prevenzione dei tumori al seno.



200 gr. fragole
250 gr. panna fresca
3 cucchiai colmi di zucchero
2 fogli gelatina
una manciata di gocce di cioccolato

per le cialde
(ma potrete versarla in bicchierini, e comprare biscottini già pronti solo per servirla)
50 gr. albumi
50 gr. zucchero
50 gr. farina
50 gr. burro sciolto
piacendo, 1 cucchiaino Marsala


Prepariamo prima le cialde: sbattere con le fruste elettriche l'albume insieme allo zucchero, fino ad ottenere una certa spumosità ma non il punto di neve fermissima. Aggiungere a filo il burro sciolto e ormai freddo ed eventualmente il liquore, e per ultimo aggiungere pian piano la farina, sempre con le fruste in movimento.
Non è difficile, la destra per le fruste, la sinistra per quel che si aggiunge pianpiano.
Il composto cremoso che otterrete va lasciato riposare una mezzora in frigo.
Portare il forno a 200°. Su fogli di carta forno disporre tanti mucchietti di pastella ben distanziati, usando un cucchiaio per allargarli come dischi, di diametro circa 10 cm. che vanno cotti per 4 min. nel forno caldissimo. Non diventano croccanti ma solo cotti e morbidi. Vanno allora tolti dal forno e delicatamente staccati dalla carta con l'aiuto di un coltello liscio, disposti ciascuno sopra un piccolo bicchiere (o ciotola o tazzina) capovolto. Raffreddando diverranno croccanti, acquisendo la forma del contenitore da voi scelto. Io ho usato i miei soliti stampini alluminio per il creme caramel. Questo impasto è molto simile a quello per le lingue di gatto e volendo potrete usarlo per finire l'impasto, una volta fatti i vostri dischetti in numero necessario.

Prepariamo ora la crema: mettere a bagno i fogli di gelatina in una ciotola con acqua fredda. Pulire e fare a pezzetti la frutta, porla in un pentolino con lo zucchero e mettere a fuoco dolce, muovendo il pentolino senza toccare niente. A un certo punto farà le bolle; va tolto dal fuoco, passato al minipimer e lasciato intiepidire un po'. Aggiungere i fogli di gelatina strizzati ed malgamare un paio di minuti. Solo a questo punto, montare la panna e stemperarvi il composto di fruttae gelatina, ormai freddo, con una spatola leccapentole (attrezzo irrinunciabile!) con movimenti circolari dal basso verso l'alto.
Disporre il composto a cucchiaini dentro le cioto-cialde, oppure anche in bicchierini, da tenere in frigo alcune ore prima di servire. Decorare con qualche goccia di cioccolato ed una spruzzata di cacao amaro, se l'avete.

Farete una sporca figura e l'impegno, davvero, è proprio poco.



Questo post va a Gialla tra i fornelli per il suo fantastico contest Cucina in Rosa, a sostegno della campagna per LILT ed il Nastro Rosa


Risotto al ribes con la toma


Questo risotto nasce perché cercavo qualcosa di rosa da usare in maniera un po' creativa, perché l'idea del menù in  Rosa, già sperimentata con il  Viola, mi ruzzolava in testa già da settimane. Non ultimo, doveva esserci un uso del miele che fosse, per così dire, alternativo, ovvero non per forza un dolce. Ed ecco il solito neurone, sempre un po' pigro, che elabora alcune cose fatte in passato con la frutta. Di proposito non ho cercato ricette-spunto nel web, tanto finisco per fare le mie varianti e in definitiva il piatto che poi ne esce, nel bene e nel male è solo mio.
Avevo del ribes, preso per cucinare altre cose, che mi hanno fatto rivalutare questo frutto forse più nella versione salata, che nel dolce a cui si è soliti pensare con i frutti di bosco. L'impronta acidula che lo caratterizza, infatti, trovo sia molto intrigante accostata per contrasto nei piatti salati.
Quindi ecco la dolcezza di un piatto in rosa, con l'uso del miele e la possibilità di inviare questa ricetta alla carissima amica Dana, del blog Té e Briciole, per il suo contest dolce come non mai "...una goccia di dolcezza"

Risotto al ribes con la toma


dosi per 4 persone
320 gr. riso Vialone nano o Carnaroli
100 gr. ribes
1 cipolla
1/2 bicchiere vino bianco secco
700 ml. brodo vegetale
1 cucchiaio di miele non troppo aromatico
120 gr. di formaggio semistagionato a morbida
tipo la Toma Piemontese

Affettare finemente la cipolla ed appassirla nell'olio, aggiungere metà dei ribes e schiacciarli con la forchetta, poi sfumare con del vino bianco e cuocere pian piano aggiungendo il brodo caldo. Dopo dieci minuti aggiungere il resto dei ribes, avendo cura di tenerne da parte alcuni interi per decorare il piatto.
A un paio di minuti dal termine, aggiungere la Toma ed il cucchiaio di miele. Mantecare e lasciar riposare un minuto prima di servire, aggiungendo sul piatto qualche ribes intero*.
Qui il miele è secondo me abbastanza importante: io avevo del miele di Sulla, pianta che non conosco, ma mi ispirava ed era in promozione. Si tratta di miele chiaro, dal gusto leggero. Vanno molto bene anche il miele d'arancio, o di limone o anche di tiglio... Non troppo quello di castagno, che invece è molto aromatico.
Il gusto finale del piatto è sorprendente e, avendone arrotondato il sapore col miele e la Toma, diventa piacevole senza perdere i suoi contrasti. E' piaciuto anche ai nostri amici, aperti alle sperimentazioni di casa.
* (consiglio, qui, di non esagerare, ne bastano due o tre, perché sono molto aspri ed il loro gusto rischia di sbilanciare il gusto complessivo del piatto).

Mando la ricetta a Dana per il suo contest ...una goccia di dolcezza, Grazie Dana!



Questo post va anche a Gialla tra i fornelli per il suo fantastico contest Cucina in Rosa, a sostegno della campagna per LILT ed il Nastro Rosa


Bruschette con crema di lamponi

Proseguo dunque con le ricette di cui ho parlato QUI che sulle prime possono sembrare più complicate, ma sono semplici e per farle non ci vuole un grande impegno. E' più complicato scrivere che fare, davvero.

Bruschette ai lamponi e riduzione di balsamico


dosi "a occhio" 
qualche fetta pancarré  (pane rustico)
80 gr. robiola
1 cestino lamponi
1 cucchiaio colmo parmigiano grattugiato
Riduzione di aceto balsamico



Preparare con il pane dei quadrotti da circa 4 x 4 cm di lato, e metterli per 2 min. ogni lato, sulla piastra del forno al livello del grill. Attenzione, ogni forno è a sé e ci vuol niente per mandare tutto in fumo.
Lavorare in una ciotola la robiola col parmigiano e indicativamente 7/8 lamponi, schiacciati con la forchetta.
Otterrete una crema soda e corposa, di una bella tonalità rosa, che dipende da quanti lamponi vorrete aggiungere. Io non volevo un colore troppo acceso e mi piaceva poi decorare anche con un lampone posto sopra. Voi potete scegliere assaggiando viavia che ne aggiungete.
Decorare con gocce di riduzione di buon aceto balsamico.
Piccola nota: questo tocco è fondamentale per bilanciare una crema altrimenti troppo "rotonda" in sé. Quelle gocce sono il particolare che cambia totalmente il risultato.
Io ho usato dell'aceto di modena "del Duca", I.G.P. che per una piccola distrazione ho lasciato ridurre un po' troppo, arrivando ad una consistenza vicina al caramello di croccante. Praticamente rischiavo che raffreddando solidificasse. Allora ho velocemente aggiunto qualche cucchiaino di acqua caldissima, diluendo così quel tanto che bastava, ma è rimasto quel sapore caramelloso e di croccante, che non riesco proprio a spiegare, ma finora mai mi era venuto con un gusto così fantastico.Che sia colpa della distrazione?


Questo post va a Gialla tra i fornelli per il suo fantastico contest Cucina in Rosa, a sostegno della campagna per LILT ed il Nastro Rosa


Metti una cena in... Rosa!

La bellezza è negli occhi di chi guarda.
Pare banale, ma il principio sotteso a questa frase è molto profondo: significa che quel che vediamo e che chiamiamo "la nostra realtà" è solo un riflesso di quello che alberga dentro di noi.

A chi non è mai capitato di avere una giornata lavorativa pesante e arrivare a casa tardi, preparare la cena di fretta e arrabbiarsi se il bambino rovescia il barattolo di zucchero?
E se invece abbiamo avuto una buona giornata, magari siamo di ritorno da una bella passeggiata, anche tardi e sempre di corsa, prepariamo una cena veloce, lo stesso episodio del bambino che rovescia il barattolo di zucchero, non ci pare forse assolutamente accettabile? Dopotutto è pur sempre un bambino, ci ripetiamo mentre con un sorriso puliamo il pavimento.

Ecco, questo esempio è emblematico per dire che una stessa cosa può essere vista, percepita e vissuta in base a qualcosa che è già dentro di noi. Inutile dunque dar colpa a quanto accade fuori.
Se dentro di noi abbiamo cura di tenere osservate le emozioni negative senza subirle, se facciamo spazio a quelle più alte e più nobili, vedremo la nostra realtà cambiare di colpo. Tutt'a un tratto la nostra arrabbiatura non sarà più colpa di chi ci taglia la strada o del bambino che combina un guaio; e nemmeno potrà esserci qualcuno che con una parolaccia ci ferisce, perché quando siamo in quello stato d'animo non è certo qualcun altro ad avere il potere di renderci infelici: la gioia presente dentro il Cuore ci mostrerà la bellezza delle cose che ci accadono.

Anni fa era divenuta famosissima la frase "Tink Pink"... pensa in rosa!
Molto possiamo fare per rendere la nostra vita più rosa e dipende da noi, non certo dagli altri.
Così come  "La bellezza è negli occhi di chi guarda".


Menù semplice in Rosa


Bruschette di robiola e lamponi
con riduzione di balsamico


Risotto al ribes mantecato con la Toma


Piccole bavaresi di fragola e cioccolato
in cialda


A seguire, un post per ogni ricetta, questo è solo per riflettere :)

Questo post, e la "trilogia" a seguire, vanno a Gialla tra i fornelli per il suo fantastico contest Cucina in Rosa, a sostegno della campagna per LILT ed il Nastro Rosa


Crostata ai fichi e noci gluten free




L'ho preparata già alcuni giorni fa, ma il tempo è veramente tiranno e ieri sera ho scelto di stirare. Dopo che mio marito da ben due mattine consecutive lamentava che il cassetto delle magliette era vuoto e che non c'erano più pantaloni per il lavoro, HO DOVUTO: un'ora e mezza di passione e la catasta è stata abbattuta solo per metà, prontamente rimpiazzata dal turno in asciugatura per oggi. Ma stasera non c'è catasta che tenga, si fa il post per Stefania e per le (st)renne gluten-free.

Banalmente, una crostata. Ma, si c'è un ma, la marmellata è quella dei fichi dell'albero nostrano, quelli che per anni sono stati considerati fruttimatti e che invece da qualche tempo, addolciti e rinsaviti, sono passati ad honorem anche all'attenzione di casa. L'ho trovata da Susy del blog "se dici cucina", alla cui ricetta originale vi rimando. Io ho usato vaniglia in stecca e cannella, del supermercato.
La pasta, invece, è figlia della mia immaginazione, senza cercare nulla in rete che fosse già stato testato, messo a punto e pubblicato. Sarà un doppione, ma non importa avere un'esclusiva per una ricetta buona, basta aver voglia di farla e gustarne il sapore: sorpresa delle sorprese, i figli ed i parenti hanno gradito e di tanto mi posso accontentare, davvero!


Marmellata di fichi alla vaniglia e cannella

Marmellata di fichi alla vaniglia e cannella
1 Kg. di fichi bio
1 stecca di vaniglia
250 gr. di zucchero di canna chiaro bio
1 stecca di cannella
1 limone (il succo)

Sbucciare i fichi senza lavarli tagliarli e metterli in una pentola. Mettere la pentola su fuoco bassissimo con retina spargi fiamma e unire: la vaniglia, lo zucchero, il succo di limone; l’acqua e la stecca di cannella, rimestare spesso con un cucchiaio di legno. Lasciar cuocere fino a quando tutto il liquido non verrà assorbito, circa un’ora e mezza. Trascorso questo tempo, levare la stecca di cannella e versare nei vasetti già sterilizzati, chiudere e capovolgere su di una base in legno al fine di creare il sottovuoto. Conservarli dritti in luogo fresco e buio.

Ho rispettato le proporzioni con quantità differenti, ottenendo una composta molto compatta in meno di un quarto d'ora, senza usare pectina né il limone, non lo avevo. Quindi frutta al primo stadio di trattamento. Intendo dire che mi piace trattare la frutta mantenendone il più possibile i principi minerali che contiene e penso che con la lunga cottura questi ne vengano a risentire parecchio. Le cotture brevi, arrivando al limite anche a sottrarre del succo per addensare il composto, mantengono meglio le caratteristiche di freschezza della frutta in genere. Certo va consumata più in fretta, ma con vero piacere.

Crostata rustica gluten-free


100 gr. farina di quinoa (nei negozi bio)
80 gr. farina di riso (con la spiga barrata)
50 gr. farina di grano saraceno
50 gr. amido di mais
170 gr. burro
150 gr. zucchero
1 uovo
200 gr. marmellata di fichi
qualche noce

Mettere tutto nel mixer ed azionare: si ottiene un composto morbido, che per essere lavorabile va lasciato in frigo almeno mezzora. Per tirarlo, si pone il panetto tra due fogli di carta-forno e si stende uno strato abbastanza spesso, almeno un cm. La mia tortiera è diam. 22 cm. e poteva essere anche poco più ampia.
Passare la marmellata sulla superficie e, prima di infornare, sbriciolare alcuni gherigli di noce, che con i fichi ci stanno di un bene!
Cuocere 25 min. in forno a 200° e lasciarla raffreddare prima di toglierla dalla teglia.
Qui aggiungo una nota: Damiana ne ha pubblicata una versione molto simile a questa, ma lei ha aggiunto le noci ridotte in farina anche dentro la frolla: la trovo un'idea eccellente e da tenere presente.


La ricetta è per Stefania e per le (st)renne: con calma sistemerò tra le  etichette dei miei post, tutto quello che è gluten-free: ho parecchie ricette!

Bocconcini croccanti con castagne





Oggi voglio condividere con voi un piccolo ma grandissimo successo che nei giorni scorsi ho raggiunto con i miei figli sul fronte "pasti".

Ero alla ricerca di un'idea piuttosto inedita da proporre qui e potendo disporre di una piccola confezione di castagne congelate dalla scorsa stagione ancora da utilizzare, ho pensato di farne delle inusuali polpette.
Non è una proposta inedita infatti dopo aver fatto la mia pensata, sperando di aver inventato davvero qualcosa, ho fatto un giro sul web trovando che ovviamente il pensiero era già stato percorso da altri. Ma non in questo modo... o almeno così m'è parso.  E in fin dei conti ai bambini non gliene può far di meno che una cosa sia inusuale, inedita o che altro. Anzi, più le cose sono normali e più loro sono tranquilli (e io impazzisco, di pasta al sugo e cotolette NONNEPOSSOPIUUUUU'). Per fortuna, anche solo il nome polpette li galvanizza, ne mangiano di ogni tipo, ma non proprio tutte: quelle col tonno ad esempio, non le hanno gradite.
Con queste invece, l'altra sera mi hanno sgridato perché ne avevo fatte poche: 16 polpette complessivamente, delle quali io e mio marito ne abbiamo giusto assaggiate due o tre.. sono sparite in un attimo :)
Che fossero davvero buone? Io dico di si.

Bocconcini croccanti con castagne


250 gr. macinato di manzo
200 gr. castagne
50 gr. parmigiano grattugiato
40 gr. pane grattugiato
1 uovo grande
sale, pepe
rosmarino a piacere (io un ciuffetto piccolo)
150 gr. pancetta per avvolgere i bocconcini



Le mie castagne erano del tipo che si trova al supermercato, impacchettate sottovuoto e già pelate e cotte (onore al "Parodi 's Style") ma ora che possono essere il bottino di una bella passeggiata nei nostri boschi, la prossima volta che vorrò prepararle, mi armerò di pazienza e le farò bollire, poi passerò una sera solo per scavarle e, finalmente si potranno di nuovo gustare. Qui di seguito metto il procedimento completo di bollitura, ma sentitevi liberi di cercare quelle già pronte, ne vale la pena.

Porre le castagne in una pentola coperte di acqua fredda e metterle su fuoco leggero portandole a bollore. Serviranno circa tre quarti d'ora/un'ora di cottura per ottenere una polpa morbida. Questa va estratta tagliando le castagne e scavando l'interno con un cucchiaino. Passarne 100 gr. al mixer, poi trasferire il tutto in una ciotola ed aggiungere gli altri ingredienti. Il rosmarino va tritato finemente. Regolarsi sulla consistenza aggiungendo eventualmente qualche goccia d'acqua, per un impasto morbido. In caso di castagne precotte, passarle direttamente al mixer.
Con le mani bagnate, formare dei bocconcini dalla forma cilindrica, avvolgerli in una fetta di pancetta ciascuno.
Passare i bocconcini al forno, oppure -cosa molto più veloce- in una pentola antiaderente senza aggiungere alcun condimento. Tenerli girati fino a dorarne la superficie, poi coprire per gli ultimi due/tre minuti di cottura.
Un buon puré di patate potrà accompagnare questa preparazione nelle nostre prime serate autunnali (se si decidono ad arrivare!) ma sono molto stuzzicanti anche come appetizer per una cena tra amici.

Mando questa ricetta a Matteo del blog "dentro la pentola" per il suo bellissimo contest, partito ieri, ad onore delle castagne "Dentro il riccio", per la categoria appetizer e finger food.




Vi ricordo inoltre che ieri è uscito il secondo numero di Open Kitchen Magazine, un'edizione splendidamente impaginata, con servizi molto interessanti e ricette tutte da provare.  Si parla degli amati prodotti autunnali e si propongono nuove e stuzzicanti idee, si va alla ormai mitica Oktober Fest, si decorano le nostre tavole e si compongono bellissime nature con la zucca. Che dire... "enjoy it!" !


Open Kitchen Magazine : il nuovo numero!


Eccoci arrivati, carissimi amici, al secondo numero di Open Kitchen Magazine, pieno di novità, ricette gustosissime ed innovative, proprio quello che ci vuole per iniziare bene con la stagione in arrivo.

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