I nostri Menù in Rosso!

...eccoci arrivati a proporvi i nostri menù in Rosso, dove la Freschezza e la Passione la fanno da padrone!
Le ricette ricevute sono state anche stavolta tantissime, ben 119 in concorso e 4 fuori concorso, per un totale di 123. Per il post dei vincitori, come sempre lascio la parola alla Padrona di casa di maggio, Valentina :)
Vi assicuro che scegliere due menù tra tante bellissime e buonissime proposte non è stato facile, qualche ricetta che pure era stata selezionata, con dispiacere è rimasta fuori... perché siete brave, bravissime ad inventare accostamenti a volte anche arditi, siete piene di creatività per cercare ingredienti anche insoliti e riuscire a farne pure un uso alternativo.
I menù sono stati selezionati tralasciando la regola del non ripetere gli ingredienti nelle diverse portate... come già è accaduto nelle altre tornate, lo ripeto anche stavolta, se vorrete prendere spunto da queste idee potrete sostituire un ingrediente che si ripete, con altro di simile consistenza.
Ma siete tutte così brave che non sono certo io a potervi dare suggerimenti!
Passando quindi alle proposte, data la massiccia presenza di presentazioni in bicchiere, abbiamo fatto un menù tutto "in vetro", ci è parsa un'idea molto bella per le cene in terrazza o in giardino.

Menù
"Metti un bicchiere in Rosso"









Ecco qui invece un menù originale e molto ardito, per stupire i vostri ospiti con piatti anche importanti

Menù
"Redding Passion"




 





Che dire, ci auguriamo che queste proposte, insieme alle molte e bellissime ricette che comunque potrete cercare QUI, possano essere di spunto per le vostre cene estive, data la bella stagione che ormai avanza a grandi passi, con tutta la loro freschezza e passione! Un grandissimo grazie, vi aspettiamo tutti per il primo giugno con il prossimo colore.

Salsa di avocado e chips di polenta... evviva la food-fusion!



..arriva o non arriva questa benedetta estate?  Io intanto ho proiettato il mio pensiero già da un po' ed anche a proposito di alimentazione, il corpo sente la voglia di qualcosa di nuovo e fresco. Poi ultimamente sono in vena di cucina "fusion": piatti nostrani e contaminazioni etniche.
Ecco un esempio con questa ricetta... è noto che dalle mie parti la polenta rappresenti un must immancabile sulle tavole domenicali. Però spesso ne avanza qualche fetta, che a volte mi piace recuperare in maniera po' insolita. Poi, l'altra settimana ho trovato in dispensa un barattolo di peperoni verdi messi sott'aceto già da un anno... piccanti all'ennesima potenza ed immangiabili, almeno per me, ma nostrani e per di più home-made. Che fare?
Semplice, approfittare degli avocado in offerta e tirar fuori un vecchio ricettario di cucina messicana... una bella salsa di avocado, fatta usando i peperoni in giacenza e gustata con delle pseudo chips di polenta gratinata col parmigiano. Un aperitivo finger davvero gustosissimo e pieno di sapore!

 Salsa di avocado e chips di polenta


1 avocado morbido e profumato
il succo di un limone 
1 pomodoro ramato di media grandezza
*1 falda di peperone fresco
*1 presa di peperoncino piccante
olio, sale, pepe macinato al momento



*io ho usato un peperone sott'aceto di questi che si 
vedono in foto, che ha portato entrambi i sapori

Pelare l'avocado e prepararlo a pezzetti, metterlo a marinare nel succo del limone, in modo che non si ossidi. Pelare i pomodori, togliere i semini e fare a pezzetti. Pulire anche il peperone, spezzettare e mettere nel mixer (o nel bicchiere del minipimer) tutti gli ingredienti (l'avocado va sgocciolato dal limone), con un filo d'olio. Frullare bene ed ottenere una crema vellutata. La quantità d'olio dipende da quanto volete che la consistenza sia pastosa piuttosto che fluida. Regolatevi secondo il vostro gusto e con attenzione, che ad aggiungere è sempre possibile, mentre togliere, no!
Si conserva due o tre giorni al massimo, in frigo, in un vasetto coperta d'olio e chiusa con pellicola o coperchio ermetico.
Per le chips, io ho riutilizzato delle fette di polenta, che ho porzionato affettando sottilmente, cosparse di parmigiano e gratinate in forno per alcuni minuti. Ma sono buone e perfette anche le croccantissime chips a triangolo della San Carlo, per chi vuole fare più in fretta e realizzare, in dieci minuti, un dip golossissimo.


Un altro giro di giostra...



Oggi festeggio. Ma non si tratta di compleanno, è un anniversario. Un anniversario un po' particolare, che merita ogni onore.
Sono passati 22 anni da quel certo giorno in cui avrei potuto morire.
Si tratta di quegli accadimenti che segnano per sempre un punto nella tua vita, una sorta di riferimento tale, per cui tutto quello che fai è riconducibile a prima oppure dopo di quello.
Accadeva così, semplicemente, mentre tornavo a casa per il pranzo, dopo una qualsiasi mattinata di un nuvoloso maggio passata in ufficio. Guidavo la macchina, una vecchia e tamarrissima Fiat Ritmo, su una strada familiare, di quelle che conosci così bene che potresti farle ad occhi chiusi. 
Lo scroscio del temporale, fortissimo, di quei minuti rendeva tutto fumoso, confuso da distinguere. E la pioggia, che cadeva su un asfalto secco, a impastare residui di polvere e di gomma, rendeva tutto più scivoloso. Pensavo a questo mentre mi avvicinavo alla curva della centrale elettrica di Villa. Quella dove, solo cinque anni prima, aveva perso la vita Mario, il mio cugino-fratello. Lui a differenza di me, era con il suo amatissimo ET3 Primavera e al lavoro ci stava andando, di corsa e in ritardo. Ma non pensavo a Mario, io, pensavo all'asfalto viscido mentre cercavo di vedere, tra un baffo e l'altro del tergicristallo, che non ce la faceva a spazzare il parabrezza.
Ed è così che, appena dopo la curva il camion si parava davanti a me in mezzo alla strada, lasciando uno spiraglio di passaggio, che non è bastato per passarci... L'istino dello scatto ti fa sterzare a novanta gradi, immediatamente. E freni. Freni fino in fondo. Ma in un lampo ti rendi conto che non hai più nessun'altra possibilità che l'inevitabile schianto.
Quello è un momento molto particolare, davvero. E' il momento in cui qualcosa dentro di te si accorge che stai per morire. E allora ti "stringi", ti chiudi verso l'interno e gli occhi smettono di vedere, le orecchie smettono di sentire... Per un lungo attimo smetti di esistere. 
Per poi riaprire gli occhi e ritrovarti seduta sul finestrino della portiera, intorno a te il mondo si è capovolto: il sedile del passeggero al posto del tetto, le gambe bloccate dal volante. E un solo pensiero che insiste ad affacciarsi: mia mamma mi sta aspettando e bisogna dirle che sono bloccata.
Appunto, bloccata in un groviglio di lamiere che per tirarmi fuori sono servite due ore di lavoro dei vigili del fuoco. Invece per comprendere il senso di tutto questo, e anche di quello che è stato dopo, l'ospedale, il dolore, il recupero, serve un po' di più... a volte non basta una vita.
Con il passare degli anni ti accorgi che il senso che hai dato allora ha preso sfumature differenti. A venticinque anni vedevo un senso,  a trentacinque ne ho scorto un altro. Oggi vedo qualcosa di più... fondamentalmente riconosco un disegno stabilito molto lontano, qualcosa che potremmo definire "destino". O anche caso, non vedo una grande differenza onestamente. Ma non è qualcosa che sta al di sopra o al di fuori di me, è proprio l'opposto. Oggi riconosco che quell'incidente l'avevo ben pianificato. E pure quello di due anni dopo. Per imparare qualcosa d'importante per me. E chissà se ho davvero compreso la mia lezione. Di certo ho avuto un altro giro di giostra. Mia mamma mi diceva "Ringrazia il Signore che non sei morta!" ma io, il motivo, l'ho sempre saputo dentro di me: avevo ancora qualcosa d'importante da fare, un'altra opportunità per dare un significato e un valore differenti alla mia esistenza.

Sarò felice se qualcuno tra voi vorrà parlarmi del suo giro di giostra, del senso che ha trovato,  o magari dirmi se non l'ha ancora trovato... Sarò felice di condividere.
Sia ben chiaro che in cambio offro una fettina di ottima cheese cake ai lamponi, in onore alla Red Passion, che per l'occasione oggi si trasforma in "Life passion".

Risotto alle fragole mantecato al pesto di rose





 Avete mai mangiato un petalo freschissimo di rosa? Io si :)... è un po' aspro! E poi lascia un retrogusto appena amarognolo, leggermente "ruvido", che fa arrotolare la lingua sul palato come con le banane ancora acerbe. Però il profumo rimane anche nel gusto. E più la rosa è odorosa, più il gusto è profumato.
Dal petalo crudo al risotto di oggi, devo dire che il neurone ha fatto un piccolo prodigio: guardavo nelle vostre cucine, in particolare da te, caro Gianni ;).  Il tuo pesto ha scatenato il ricordo di un risotto, mangiato anni fa in un bel ristorante stellato, un risotto con gamberi mantecato al pesto di basilico senz'aglio, ma con fiori di aglio orsino sparsi sul piatti. All'epoca mi sembrò pura poesia... l'aglio orsino e il pesto!
Cosa ci vuole ad arrivare al pesto di petali di rosa? Nulla, solo il desiderio di fare un piatto salato per la Bottega di Campagna di Maggio di Ambra e magari, la voglia di mandare un'altra ricetta gluten-free alla carissima (St)efania ;)

Risotto alle fragole mantecato al pesto di rose
 




Dosi per due porzioni
160 gr. riso vialone nano o carnaroli
1 cipolla bianca
1/2 bicchiere di buon vino bianco secco
350 ml. circa di brodo di dado vegetale
6-7 fragole medie

per il pesto di petali di rose
1 cucchiaio di pinoli
i petali di una rosa profumatissima
(meglio se rossi o rosa scuro)
olio extravergine ( io quello del Garda)
sale (qui, sale rosa dell'Himalaya)

Prima preparate il pesto... io ho un piccolissimo mortaio di marmo bianco, con un pestellino di legno che mi piace da morire e l'ho fatto così, a mano, in dose per due. Ho messo prima i pinoli ed il sale, poi piano piano ho aggiunto i petali, viavia che si faceva una "pasta", allungando con l'olio.
Mio figliol-One è rimasto affascinato ed ha insistito per fare la sua parte :)



Ora risotto: soffriggere a fuoco leggero, la cipolla in poco olio. Aggiungere il riso e le fragole (non tutte, tenetene paio per la fine cottura) tagliate a dadini, tostate, sfumate con il vino bianco e continuate la cottura aggiungendo brodo caldo. Controllate di sale. A un paio di minuti dalla fine, aggiungere due cucchiaini colmi di pesto di petali di rosa e, proprio prima di impiattare, le fragole tenute da parte, a dadi non piccolissimi... il loro gusto agrodolce contrasterà perfettamente con quello del pesto... Enjoy it! 





e per Stefania e le sue (St)renne... grazie dei fiori!




Risotto al profumo di fiori di Sambuco e limone



Adoro i mesi di maggio e giugno, principalmente per due cose: per la luminosità delle giornate, che a volte sono così terse e brillanti... e per la natura che fiorisce.
In ogni posto dove si posano gli occhi, si possono vedere meravigliosi fiori a regalarci la loro bellezza. Io li amo tutti, non ce n'è uno che non mi attragga. Dalle meravigliose rose e peonie dei giardini più eleganti,  fino ai più umili fiorellini di  prato, ai bordi della strada, trovo ciascun fiore un capolavoro della natura. E li amo senza distinzione, proprio perché secondo me sono un  un Dono, per gli occhi, ma anche per l'umore.
Domenica è stata piuttosto piovosa, ma nel pomeriggio le nuvole si sono fermate: pur non lasciando campo libero al cielo azzurro, hanno concesso una tregua "asciutta".
Così, con i bambini, ci siamo fiondati in pista ciclabile. La nostra ciclovia collega molti dei paesi della media Valle Seriana, costeggiando in più punti il fiume e, devo dire, rivela scorci di natura veramente insospettabili. Il ripopolamento della flora tramite un'attento lavoro del Comune, insieme alla bonifica degli argini del fiume, ha originato nuovi spazi dove prima avevamo solo tanto disordine, rovi ammucchiati e cespugli pericolosi per i momenti di piena del Serio.
E' così che ho visto tantissime rose canine, fiori di acacia, la silene, la menta selvatica, i papaveri... e una montagna di fiori sambuco.
Il bottino della gita è stato proprio un bel mazzo con una decina di ombrellini di questi fiori dal profumo pungente e selvatico, destinati anche quest'anno per il succo di fiori di sambuco.
Poiché ricordavo male le dosi, mi sono trovata con una quantità spropositata di infusione di limone e fiori... che farne, buttarlo? Nooo!

Risotto al profumo di fiori di sambuco e limone

per due persone

160 g riso Carnaroli
*400 ml. circa di infusione di limone e fiori
1 cipolla bianca (io cipollotto fresco)
1/2 bicchiere di Vino bianco secco, buono
(qui del Pinot Grigio)
1 cucchiaino miele agli agrumi
Olio extravergine, dado vegetale
sale macinato al momento, pepe nero (di Szechuan)
Parmigiano a piacere
fiori di sambuco freschi per decorare

*L'infuso io lo avevo preparato lasciando in infusione (per 24 ore, in acqua fredda che avevo precedentemente bollito) i fiori e il limone. Una decina di ombrellini e due-tre limoni per ogni litro d'acqua.  Ho filtrato e usato l'infusione come fosse brodo.
Per cucinare il risotto, potrete semplicemente lasciare in infusione fiori e limone per circa mezz'ora, in acqua che avrete preparato ben calda. Filtrate con un colino, man mano l'aggiungete al riso.

Soffriggere la cipolla tritata finemente, in poco olio. Tostare il riso e sfumare con il vino. Continuare la cottura per circa 14 minuti, aggiungendo l'infuso di fiori e limone a temperatura tiepida, regolando di sale, anche aggiungendo il dado vegetale.
Poco frima dell'ultimo mestolo di brodo, aggiungere il miele, che serve ad arrotondare il gusto lievemente aspro dell'infuso. Prima di impiattare mantecare con una bella manciata di parmigiano. Una volta impiattato, sarà ottimo un giro d'olio buono, poco pepe e qualche fiore fresco.

Questa ricetta è per Stefania e le sue (st)renne Gluten free, Grazie dei fiori!!



Gazpacho... red passion!



E' scoppiato il caldo e, con lui, ecco arrivare il deisderio, fortissimo, di cose fresche. Arrivare a casa la sera, accaldati da giornate passate fuori e dentro la macchina, caldo, caldissimo. E quel che è peggio, tutto d'un colpo.. come già ci aspettavamo che fosse. Se penso che poco più di due settimane fa ci sono stati giorni in cui si inziava la giornata con 8 gradi.. ed ora a mezzogiorno ti ritrovi a 28.
Quindi l'altra sera mi sono decisa a preparare un gazpacho, per la prima volta in vita mia. Credo sia stata la prima volta anche che l'ho assaggiato e, devo dire, mi è molto piaciuto. Evviva la Red Passion!!
Lo vedo benissimo come bicchierino da aperitivo, quindi in dosi contenute. La ricetta è liberamente tratta da varie versioni trovate nel web ed anche tratte da un paio di libri di casa...
Le dosi che seguono sono esattamente quello che ho usato; ho ottenuto circa 350 ml complessivi di gazpacho, ovvero 4 bicchieri come questo, dalla consistenza piuttosto soda.

Gazpacho 


2 pomodori ramati
1 falda di peperone rosso
1 cipolllotto fresco
La mollica di un pane
2-3 cucchiai di aceto*
1 cucchiaio di olio extrav.
timo e menta- qualche foglia
acqua in quantità a discrezione 
*(io di lamponi, inclusi anche 
un paio di lamponi macerati)
 
Prima di tutto mettere a bagno la mollica con acqua in cui avrete diluito l'aceto. Per la quantita dell'aceto è importante provare la diluizione prima di mettere a bagno: regolatevi secondo il vostro gusto aumentando o meno l'aceto. Io devo stare attenta perché mi piacciono le cose saporite ma poi rischio di eccedere.. :(
Se, come me, trovate il peperone crudo un poco indigesto, baserà spellarlo: scottare il peperone in un pentolino di ferro, abbrustolendo un poco la superficie esterna. Ancora caldo, bagnarlo sotto l'acqua fredda e poi procedere a spellarlo e tagliarlo a pezzetti. Pulire anche i pomodori dai semini e tagliarli grossolanamente.
Ora, mettere tutto nel mixer, insieme con la mollica di pane strizzata, la cipolla tritata, le fogliline di timo e menta e l'olio.
Frullare, eventualmente aggiungendo acqua fredda per raggiungere la consistenza che si desidera: c'è chi ne fa una sorta di minestra, chi invece come me preferisce una salsa tipo dip... il bello è poter decidere strada facendo. Regolate di sale e lasciatelo riposare in frigo in una ciotola coperta con pellicola, per due o tre ore prima di servirlo: smaltirà le bollicine incorporate dal frullatore.
Presentatelo decorato con qualche fogliolina verde e freschissima e, se fa molto caldo, anche un cubetto di ghiaccio. Io e mio marito lo abbiamo molto apprezzato con del pane carasau, in mancanza delle tortillas croccanti che avrei voluto provare a fare.

Cheese bavarese al dulce de leche...


Un premio dolcissimo dopo le considerazioni degli ultimi due post, dato che non mi posso sottrarre dal tirare le somme: potremmo parlare di sbadataggine, distrazione, sovraccarico mentale e fisico, stanchezza, assenza di sonno...
Ma, giusto per fare un favore soprattutto a me stessa, approfitto per fare un punto sulla vera grande assente, alla base di questi comportamenti: l'Attenzione.
E' molto difficile entrare nello specifico atteggiamento mentale che richiede lo stato di Attenzione a cui mi riferisco... potrei fare tanti esempi, ma tutti si riconducono ad un solo e semplice comportamento indispensabile: "ricordarsi di sé".
Perché, vedete, è ovvio parlare di Attenzione quando si va a scuola, rientra nei doveri dei ragazzi; e tutti noi ancora ricordiamo le prediche di mamma e papà per i compiti, le interrogazioni, il vestito della festa da non sciupare e tutto quello che volevano dirci con una semplice raccomandazione: fai attenzione.
Parlare di Attenzione quando si inizia a lavorare è altrettanto normale, rientra nei doveri di chi arriva in un'azienda offrendo le proprie competenze.
Invece Ricordarsi di sé vuol dire sforzarsi di vivere alcuni momenti della giornata essendo consapevoli di ogni movimento che si fa, di ogni sensazione proveniente dal nostro corpo. Significa alle volte fermarsi e spegnere i pensieri, per sentire il cuore battere ed il petto respirare. Sentire le gambe, sentire le braccia, sentire le mani, sentire gli occhi... basterebbero pochi minuti fatti con costanza ogni giorno, per far riemergere da dentro di sé, quella ben sepolta consapevolezza di Essere dentro un corpo, dentro una mente. Arrivare a rendersi conto dell'importanza di fare, ogni tanto le cose senza il pilota automatico, sapendo bene chi veramente "conduce" (da cum-ducere = portare con ) la propria vita.
Da oggi "mi ricordo di me": ho iniziato a scrivere, su un piccolo block notes, le cose che mangio durante il giorno e le sensazioni che ho nelle ore che seguono: mi sono stufata di sentire che qualcosa che ho mangiato mi sta disturbando, ma di non capire cosa potrebbe essere. L'unico modo è proprio questo: riprendere un contatto che probabilmente ho perso tra le varie cose che riempiono le mie giornate, piene di tutto... di cose doverose, cose affettuose... cose necessarie e cose che mi piacciono... tranne il necessario e ormai indispensabile "ricordarmi di me".
Ad esempio con una piccola cheese bavarese al gusto di dulce de leche..  chissà che allora, finalmente, ricordi anche dove ho messo la card che non trovo!

Cheese bavarese al "dulce de leche"
per circa 8 bicchierini - secondo la dimensione


200 gr. panna
200 gr. yogurt bianco dolce
1 cucchiaio di zucchero
1 foglio di gelatina
15 biscotti secchi al burro

Dulce de leche
1 scatola di latte condensato



Prima ho preparato il dulce de leche: ho fatto cuocere il latte condensato in una ciotola a bagnomaria, per circa un'ora e mezza. Ma so che si può adottare la pentola a pressione: cuocere 40-45 minuti la lattina perfettamente chiusa e totalmente immersa in acqua. Non eccedere nei tempi, altrimenti la crema sarà troppo densa.

Per i bicchierini invece, nulla di nuovo. Ammollare la gelatina in acqua fredda. Amalgamare la gelatina, che avrete strizzato dall'acqua e sciolto in pochissima acqua tiepida, con  lo yogurt e lo zucchero. Montare la panna e incorporarla al composto di yogurt, cercando di mantenere la spumosità del tutto, con gesti lenti e rotondi dal basso verso l'alto.
Allestire i bicchierini con i biscotti sbriciolati sul fondo di ogni bicchiere, ben premuti, per fare un fondo un po' compatto (io uso un bicchiere leggermente più piccolo per questa operazione).
Suddividere la crema in ciascun bicchierino, livellandola al meglio e lasciare in frigo fino al momento di servire.Solo allora, un cucchiaino di dulce de leche rappresenterà la finitura di questa vera leccornia.

Cestini per pic-nic e... la memoria (quasi) ritrovata



Lo avevo spiegato brevemente QUI, da giorni non trovo due delle mie memory card su cui tengo le foto delle ricette pronte da pubblicare.
Ieri finalmente una è saltata fuori (ahimé una sola delle due), letteralmente "caduta" da una piega della libreria. Era finita tra un libro e l'altro e non la si poteva vedere..
Però adesso sono ancora più preocupata, per l'altra card certo, ma di più per la mia memoria che fa le bizze: ho sempre quell'immagine, poco più di una fotografia, dove mi vedo mettere due card in una scatolina nera che ho poi riposto. Ora, l'interrogativo sorge spontaneo: se questo non è un ricordo valido per questa che ho trovato così"vagante" come potrebbe esserlo per l'altra? Significa che potrebbe essere rimasta nella tasca di quel paio di jeans misteriosamente riposti-non-so-dove?!
Ok, basta così, lo so che sono impossibile da capire... io pure non ci arrivo!
Però intanto vi lascio questi cestini, che sono stati pubblicati su Open Kitchen Magazine Primavera... che tra poco finisce anche il periordo delle erbe buone per prepararli.
Qui troverete che li ho fatti con spinaci e catalogna, ma potrete farli con uno dei vostri ripieni migliori, che sia a base di verdure a foglia verde o con qualche mix diversificato, come zucchine e gamberi, otterrete sempre e comunque un bocconcino molto goloso e praticamente completo, una sorta di mini pranzo. L'impasto è molto fragrante, si usa la birra, sulla stessa scia delle ricette dove invece si mette il vino.

Cestini in verde con burrata


per la pasta brisé
250 gr. farina
60 gr. burro freddissimo
90 gr. birra
1 uovo
1/2 bustina di lievito per torte salatate

per il ripieno
100 gr. spinaci freschi
100 gr. catalogna
1 piccolo cipollotto fresco
1/2 cucchiaino miele
20 gr. parmigiano grattugiato
olio extrav. sale e pepe
50 gr. burrata

Preparate la brisé, per la quale io uso il mixer: si otterrà un  impasto bricioloso, da lavorare poi con le mani sul piano di lavoro per ottenere una palla, che va riposta coperta in una ciotola in frigo, per almeno mezz'ora.
Nel frattempo, pulire le verdure e tritare finemente il cipollotto, stufarlo in poco olio ed aggiungere le verdure a foglia verde, tritate grossolanamente. Stufarle per 7 - 8 minuti e poi regolare di sale, stemperare il miele e togliere dal fuoco.
Quando sarà tiepida, unire il parmigiano e la burrata tutta spezzettata.
Tirare la brisè sul un foglio di cartaforno, ad uno spessore di meno di 5 mm., con un coppapasta o una formina a vostro gradimento, ritagliare dei cerchi del diametro giusto per rivestire i vostri stampini. Foderateli avendo l'accortezza di imburrarli ed infarinarli. Riempire con una cucchiaiata di composto e, se vi piace, con i ritagli della pasta, formare dei cilindretti da mettere a mo' di manico per i vostri cestini.
Cuocere in forno caldo a 180° per circa 18 min. o secondo il vostro forno, senza fare troppo scurire la brisé: è comunque friabile e gustosa se rimane chiara.

Millefoglie di pane carasau... e la memoria nascosta


Per gli appassionati di lasagnette di Pane Carasau, potete provare anche QUESTA versione, che troverete presentata in bocconcini, ma realizzabile anche in teglie più grandi.

...non trovo più due delle mie "memorycard" su cui avevo fatto alcune foto per ricette da pubblicare in questi giorni... dolore! Le ho cercate a più riprese, ma nulla.
Avete presente quando, in un angolo di questa mente multitasking troviamo un'immagine, poco più di una fotografia, di un piccolo gesto e di un pensiero che lo muove.. le ho messe via, in una piccola scatolina nera che le doveva solo proteggere. La certezza è lapidaria: non sono perse, ma accuratamente riposte... riposte, appunto, protette da qualsiasi sguardo, messe via così bene che non si trovano più!
Come quella volta che, tempo fa, mio fratello mi fece avere un assegno, per mano di suo figlio, che arrivava in casa in una confusione di bambini, zaini, pizze in arrivo e tavola da preparare. Io presi l'assegno e lo misi in un certo settore della libreria, infilandolo tra qualche libro.. o sotto una pila di documenti, non so e comunque, dopo circa due mesi, me ne ricordai.. dell'assegno, ma non di dove le mani fossero andate a metterlo mentre la testa dava risposte all'orda di bambini vocianti.
Bene, per farmene un altro bisognava bloccare in banca quello nascosto e mio fratello dovette andare dai carabinieri e denunciare di averlo perso. Detto per inciso, sono passati quattro anni e l'assegno giace ancora in qualche piega della libreria.
No, dico, vi rendete conto del casino che si può causare quando vogliamo occuparci di più cose contemporaneamente?!
Come dicono i saggi proverbi "chi è causa del proprio mal, pianga sé stesso", anch'io devo ammettere che è un merito tutto mio, questa matassa aggrovigliata che è la mia vita. Perché lei è solo un semplice e cristallino riflesso esterno di quello che c'è all'interno di me. Un putiferio... ricette, colori, memory card, appunti, numeri, disegni, appuntamenti, mutande e calze assenti dai cassetti dei bambini, latte per la colazione finito, date, scadenze... e una ricetta rossa che attendeva (su una delle due card "protette") di essere pubblicata. Rido.
Da giorni non mi piego a farne una nuova, ma piuttosto a cercare. Invano. Il mio blog tace, i nuovi post attendono il ritrovamento della memoria perduta e i giorni passano :(
Oggi finalmente mi sono piegata a fare un'altra ricetta in rosso, per promuovere la passione che a maggio accompagnerà il Colors & Food, il Rosso, che troverete appunto dalla mia socia Valentina.
Ho fatto piazza pulita di ben tre scatole di bellissimi ed appassionatamente rossi pomodorini ciliegia, per una millefoglie di pane carasau. Non lo avevo mai usato e devo dire, anche a tutti coloro che non ci hanno ancora provato, che davvero si perde qualcosa.
Così leggera e freschissima, pur essendo servita tiepida. Assolutamente da non perdere!

Millefoglie di pane carasau con 
mozzarella di bufala, pomodori e pesto



quaantità secondo la  vostra teglia
pane carasau
pomodorini ciliegia
mozzarella di bufala
pangrattato
parmigiano grattugiato
erbe aromatiche (io timo, maggiorana e menta)
il vostro migliore pesto di basilico
olio extravergine

Preparare, con il mixer, un trito aromatico, con il pangrattato ed il parmigiano (in pari quantità), mettere anche qualche erba aromatica fresca e frullare.
In una teglia da forno, disporre i pomodorini tagliati a cubotti, corpargere generosamente con il trito, il sale e un giro d'olio extravergine. Io ho usato dell'olio del Garda, una produzione esclusiva dal Frantoio, prezioso regalo di un amico, una vera squisitezza.
Mettere in forno a gratinare per circa 20 min. a 180 gr. nella posizione più alta del forno. Tenere controllato che arrivino ad avere quell'aspetto ancora fragrante ed appena colorato in superficie. Togliere dal forno. Qui metto un link per questi pomodorini, pubblicato ai primi tempi del blog.
Allestire la millefoglie in una teglia delle dimensioni adeguate alle vostre necessità: un filo d'olio sul fondo, pane carasau a grandi pezzi anche leggermente sovrapposti, fette di mozzarella di bufala appena tagliata, pomodorini gratinati e qualche goccia di pesto. Poco parmigiano se vi va. Terminare con l'ultimo strato di pomodorini, usandone anche di crudi ed un'ultima spolverata con il trito aromatico.
Io ho preparato questa teglia oggi in pausa pranzo, lasciandola in frigo per tutto il pomeriggio. L'acqua della mozzarella e dei pomodorini ha ammorbidito perfettamente il pane.
Stasera ho scaldato in forno già caldo a circa 160° per 15-20 min.
Se avrete cura di scegliere il meglio delle materie prime, avrete un piatto dal gusto incredibile :)

© ESSENZA IN CUCINA

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