Metti una cena in... Viola!

Questo menù ha vinto per la sezione "Menù più originale" il contest a cui ha partecipato.

Il Viola è un colore bellissimo, io lo adoro, in natura ci sono fiori di talune sfumature di viola che quando li guardo mi fanno letteralmente andare su un altro piano. Mi piacciono tantissimo le tonalità chiare, quelle che dal viola passano quasi verso l'azzurro; il colore delle ortensie, della lavanda o delle pervinche, mi fa venire voglia di riempirmene gli occhi, mi rilassa la mente e, se mi vesto con qualcosa di quel colore, mi mette anche in uno stato particolarmente ricettivo ad intuizioni e sensazioni molto sottili.
Un colore per me così coinvolgente, in cucina si trasforma in qualcosa di veramente difficile...
Però il contest di Aurore, del blog Biscottirosaetralalà, nel suo obiettivo di comporre un menù che avesse un filo conduttore, mi ha fatto andare col pensiero ai colori dei cibi e, quasi che fosse per me una continuazione quasi scontata, eccomi a pensare a delle ricette che ruotassero intorno al Viola, appunto.
Il precedente post, dove ho accennato al fatto che ero alla ricerca di una cosa particolare, è in realtà una delle prove per comporre questo menù. E in effetti alcuni dei commenti sono stati proprio al colore, cosa questa che mi ha fatto comprendere come il mio vero obiettivo, pur non avendolo espresso, sia stato pienamente colto!
Ecco quindi la mia Cena in ... Viola, non senza aver fatto altre prove che si sono rivelate molto interessanti al punto da farmi avere dei dubbi su cosa scegliere per la pubblicazione  e che terrò per post successivi.
Le dosi sono indicative per quattro coperti.

Antipasto con Involtini di Verza Viola
Risotto Blueberry mantecato al gorgonzola
Verrine al profumo di Violetta



Involtini di Verza Viola

8 foglie grandi di verza viola
1 fetta di speck da 3/4 mm.
1 piccolo cipollotto fresco
1 manciata porcini secchi
1 manciata parmigiano

per la cremina
1 Philadelphia
50 gr. pecorino

Far rinvenire i porcini in acqua per una mezzora. Sbollentare le foglie di verza e scolarle al dente -circa 5 min.-
Soffriggere in poco olio extrav. il cipollotto ed i funghi tritati + lo speck tagliato a dadini. Allungare con poca acqua se si asciuga e regolare di sale (poco, 'ché lo speck è già saporito).
Formare degli involtini con la verza a cui avrete tolto la costola dura. Siccome in cottura tende a diventare un poco gommosa, io ho fatto uso della parte verde del cipollotto per ricavare dei nastri e chiudere i fagottini. Alla fine ci stava anche bene. Questi involtini vanno cotti al vapore per 7/8 minuti. Io ho una meravigliosa griglietta, la metto sul fondo di una pentola qualsiasi con 1 dito di acqua, che va a bollore in due minuti; con il coperchio, mi fa una cottura perfetta.
La cremina è semplicissima: padellina antiaderente, Philadelphia e pecorino a fuoco dolcissimo, fino a fondersi insieme, eventualmente poca acqua a stemperare il tutto. Niente sale, il pecorino è molto saporito. Impiattare tutto caldissimo. Io ho fatto l'errore di mettere il pecorino prima del philadelphia, ottenendo quasi delle pepite croccantine, che si vedono in foto e, nello sbaglio, si sono rivelate interessanti.


Risotto Blueberry
mantecato al gorgonzola

320 gr.riso Carnaroli
1 cipollotto fresco
100 gr. mirtilli
1 bicchiere vino bianco secco
brodo vegetale leggero
60 gr. gorgonzola dolce
sale q. b.

Soffriggere il cipollotto fresco finemente tritato in poco olio extrav., tostare il riso e sfumarlo con il vino, aggiungere del brodo caldo e regoalre di sale. Dopo cinque o sei minuti aggiungere i mirtilli, che avrete frullato e passato al colino-chinoise per toglierne le bucce. Io in questa preparazione ho fatto così, ma non escluso di rifarlo prossimamente, provando a cuocere mirtilli per alcuni minuti e passarli poi al mixer, perché forse le bucce un poco cotte si frullano in modo liscio. Dunque ho aggiunto la polpa e continuato la cottura fino alla fine. Solo all'ultimo minuto ho mantecato il gorgonzola, lasciandolo riposare un minutino, prima di impiattare. Tenere alcuni mirtilli interi per la decorazione.


Verrine al profumo di Violetta

60/70 gr. di biscotti secchi
20 gr. burro
200 ml. latte fresco intero
200 ml. panna fresca
60 gr. zucchero
5 gr = 1 foglio, di gelatina
Essenza di violetta
(io avevo delle caramelle alla violetta)*
Gelatina alla violetta e lavanda *

Nel mixer frullare finemente i biscotti con il burro, suddividerli sul fondo dei bicchieri che avrete scelto per questa preparazione e pressare bene. Io ho usato un bicchiere leggermente più stretto ;)). Porre in frigo.
Ammollare la gelatina in poca acqua fedda, per 7/8 minuti.
Scaldare il latte e sciogliervi le caramelle alla violetta, o l'essenza (oppure si potrebbe usare del liquore alla violetta, che non avevo a portata di mano). Aggiungere la panna e portare a temperatura adatta a sciogliervi la gelatina strizzata e lo zucchero. Lasciare intiepidire e versare sui biscotti, poi porre nuovamente in frigo.
Per la finitura di queste verrines ho utilizzato della gelatina ai petali di violetta e lavanda*, che ho ricevuto in dono, insieme alle caramelle di violetta* ed anche ad altre spezie e specialità spagnole, da Loly Felipe, del blog Recetillasconamor. Una ragazza davvero molto carina, che ho sentito essere di animo veramente fine e gentile a cui ho mandato della farina di castagne, che lei non trovava nel suo paese, ma che aveva piacere di provare ad usare per le crespelle che pubblicai qui. Mi suggerì una ricetta abbastanza complessa che ho pensato di semplificare in questo modo e che ognuno di voi potrà provare a fare, usando eventualmente in sostituzione l'essenza di rosa, o d'arancio... o quel che più la fantasia vi suggerisce!
Avevo messo ieri su ogni bicchiere una caramella di violetta, a decorazione,  e...sorpresa, stamattina si sono sciolte nella gelatina! Vabbé pazienza, per le prossime che vorrò rifare, cercherò le violette candite :)
Con questo post partecipo al contest "Menù a la carte" di Biscottirosaetralalà


Risotto blackberry e gorgonzola



Per questa ricetta non ho una vera storia da raccontare, a parte forse che, tra i vari "pizzetti" di ricette ritagliate in vari anni, ce n'era uno tratto da un numero di "sale&pepe" che ho usato molto. Era una doppia pagina della rivista con 6 risotti per sei frutti, ricette che nel tempo ho cucinate tutte, tutte assaporate e votate, con voti a volte alti, altre volte meno. Ad esempio non avevo gradito molto la versione col melone, ma tantissimo quelli al limone ed all'arancia, altrettanto quelli con  le fragole ed il lampone, la mela mi era rimasta così-così.
Dunque, ero alla ricerca di una cosa particolare, della quale parlerò nel prossimo post, quando ecco saltar fuori questa idea della frutta, che non sono stata nemmeno a confrontare con gli archivi nel web, per non vedere la solita sfilza di bellissimericettegiàfattedaglialtri.. Mi son detta, lo farò per me e poi si vedrà.
Ecco, mi è proprio piaciuto e l'ho ritenuto meritevole di essere pubblicato. Solo, raccomando di farlo ad agosto, che il blackberry, la nostrana mora, è nel suo periodo perfetto di maturazione e si trova a vagonate, ancor meglio può essere il bottino di una passeggiata nel boschi con i bambini [#duepiccioniconunafava].
Io l'ho voluto fare l'altro giorno e ne ho presa una scatolina al supermercato, non ho guardato il prezzo, ma la provenienza si:  "from Mexico", davvero uno schiaffo al chilometro-zero, ahimè.
Ma quest'estate me ne ricorderò, prometto!



Risotto Blackberry e gorgonzola

320 gr. riso Carnaroli
1 cipollotto fresco
brodo vegetale
1 bicchiere vino bianco secco
60 gr. gorgonzola dolce
100 gr. more
In poco olio extravergine, soffriggere il cipollotto tritato finemente, tostare il riso e sfumarlo col vino bianco, regolare di sale ed aggiungere il brodo pian piano. Dopo cinque o sei minuti, aggiungere la frutta schiacciata bene con una forchetta e continuare la cottura aggiungendo via via il brodo. Io non ho filtrato dai semini, chi lo preferisce può farlo. Tenere alcuni frutti interi per la decorazione.
Il risotto da il meglio di sé quando è "all'onda", cioè quando il punto di cottura è perfettamente al dente e la consistenza complessiva del piatto è morbida. Regolatevi dunque con l'aggiunta del brodo in maniera da avere questo genere di consistenza.
Al momento prima di impiattare, io ho aggiunto il gorgonzola in una fetta intera al centro del piatto, senza mantecarlo, poichè si smorzerebbe il bel colore del piatto. Se lo preferite mantecato, va altrettanto bene aggiungerlo ad un minuto dal termine di cottura, facendolo sciogliere bene. Decorate poi anche con qualche mora intera.

Polpette Thay Style




Le polpette imperano in questi giorni in giro per la blogsfera, complice l'MTC delle nostre ragazze, insieme al fatto che tutti, prima o poi, abbiamo avvicinato questa preparazione almeno una volta, se non altro almeno per "far fuori" qualche rimasuglio che non ci va di buttare. O invece seguento una ricetta particolare piuttosto che un'altra. Quindi ecco che in fatto di polpette, abbiamo tutti qualcosa da dire.   Bravi Alessandro, Alessandra e Daniela, tema azzeccatissimo!

A me le polpette vengono diverse ogni volta proprio perché, fermi alcuni ingredienti base, qualche completamento dell'ultimo minuto cambia a volte radicalmente il risultato.
Però stavolta, per l'MTC, le mie polpette vengono da una ricetta trovata su un bel libretto preso all'IKEA, dal titolo "Piatti veloci", ricetta che ho già fatto alcune volte, non senza apportare le mie solite modifiche, con sommo successo, devo dire.  Perfino i miei "schifiltosissimi" bambini se le litigano all'ultimo boccone.
Le modifiche non sono state sostanziali, ma solo a quegli ingredienti insaporitori, che a volte sono proprio introvabili -vedi la salsa di ostriche (??!) prevista nell'originale-.
In aggiunta era richiesto dal regolamento un accompagnamento, che ho scelto di preparare nella stessa pentolina dove sono state cotte le polpette, per "nappare" il fondo.
Il risultato nel complesso mi ha soddisfatto, poiché trovo sempre molto intriganti questi sapori insoliti per i nostri palati europei.


 
Polpette Thay Style
300 gr. merluzzo già pulito
1 uovo
1/4 di peperone rosso
1 cipollotto fresco tritato
(o anche una cipolla bianca)
2 cucchiai colmi pangrattato
Peperoncino piccante "q.b."
1 cucchiaino zenzero fresco*
1 cucchiaino coriandolo**
1/2 cucchiaino dado di pesce***
1 cucchiaio limone - Sale
semi di sesamo
 
per l'ccompagnamento
1 lattina di Latte di cocco****
2 peperoni rossi
1/2 cucchiaino curry****
1 cucchiaio di salsa di soia
sale

Per preparare queste polpettine uso il mixer: metto il merluzzo a pezzettoni, tutti gli ingredienti di cui sopra meno il sesamo, la cipolla ed il peperone li inserisco già grossolanamente tritati.
Con le mani umide, formo dei bocconcini della grandezza di una noce schiacciata, li passo nel sesamo e li metto a cottura in una pentola antiaderente con un filo d'olio sul fondo; metto il coperchio.
A cottura ultimata, metto le polpette su un foglio di carta assorbente e le tengo al caldo con un foglio di alluminio, mentre faccio i peperoni. Nella stessa pentola, scaldo un filo d'olio e salto i peperoni aggiungendo la polvere di curry e la salsa di soia. Li ho lasciati molto al dente. Poco prima di impiattare ho aggiunto il latte di cocco, per legare il tutto. Avendo tempo è ottimo pelare i peperoni prima di usarli, sono più digeribili.
Ed ora passo agli asterischi: qualcuno (vedi la mia amica Cinzia V. ) li vede come ingredienti "difficili". Premetto che essendo amante dei gusti esotici, nel tempo mi sono fatta una piccola scatolina con spezie trovate qua e là, però:
*lo zenzero fresco lo prendo all'Esselunga e lo congelo tagliato a tocchetti di circa mezzo pollice, che è la dose solitamente richiesta in una ricetta.
**il coriandolo in polvere si trova nei negozi di roba BIO e macrobiotica
***il preparato per brodo di pesce, lo trovo appresso al banco pesce dell'Esselunga; si tratta di una sorta di pasta che ricorda in tutto e per tutto il dado, è morbida e potrete poi anche usarla per insaporire le vostre preparazioni con il pesce, oppure un sugo al pomodoro che abbia un gusto diverso..
****entrambi, sempre all'Esselunga, nello scaffale delle cose etniche. La panna può sostituire il latte di cocco.

Con questa ricetta partecipo all' MTC di Febbraio - Le Polpette Svedesi
 

 

" Essere o... non Essere "


... questo è il dilemma. Ma io la mia scelta l'ho fatta: Essere!
Qualcuno giustamente dirà "tsé, 'na parola!"
E in una parola non si potrebbe spiegare cosa significa, per questo accolgo il tema del contest di Elena, Edo ergo sum! e lo uso per abbreviare la risposta:  una ricetta che mi rappresenta, ce l'ho!
Una di quelle di vecchissima data, che in altri tempi ho fatto mia, la modifico un poco, giusto quel tanto perché possa rispecchiarmi meglio, considerando che sono passati tanti anni e che anch'io sono un poco cambiata!
Si tratta del mio buon vecchio Soufflé di patate, che per l'occasione ho rivisitato ed arricchito.
Ho aggiunto qualche ingrediente a quelli di base, ho fatto una o due sostituzioni ed ho messo una punta di colore, perché cammin facendo la stessa cosa, in effetti, è accaduta anche a me: la base costituita dalle patate, è stata arricchita con del topinambur, un gusto decisamente più ricercato, perché la vita porta dentro di noi le sue novità, a volte gioiose ed altre volte dolorose e quando esse entrano definitivamente a far parte di noi, la loro particolarità ci rende più solidi, pieni e ricchi dentro, unici.
Quando anni fa ci mettevo il formaggio, sceglievo la mozzarella, ero giovane ed inconsapevole, invece oggi scelgo la scamorza, trovo che abbia più personalità... e la prediligo affumicata, perché il sapore denso del fumo ha in sé un sentore di forza. Il prosciutto è rimasto tale, lo trovo un classico "comfort", dà quella sicurezza che si sente volentieri cammin facendo...
E una nota di colore, non trovate che ci stia anche bene? Un bel rosso. Ricorda l'amore, che con la sua presenza basta da solo a portare un sorriso anche nei momenti più difficili. Nella mia vita ce n'è molto!
Infine, ma non meno importante, ora che sono cresciuta, che sono grande, il fuoco sacro dell' Essenza si fa sentire, quindi nel mio piatto ci sta anche bene un'erba aromatica, perché a saperle usare, nei cibi come nella vita, esse rendono le cose più frizzanti e particolari...
Ed ecco l'ultima versione del mio Soufflé di patate.
Trovo che mi rappresenti bene, perché oggi è così che io mi sento: solida, semplice ai limiti del rustico, ma con quel che di ricercato, un po' di quel fumo che ha reso il mio percorso difficile, ma mi ha reso anche molto forte, con quel pizzico di allegria che mi permette di "Essere" nelle gioie e nelle difficoltà...
...e brindo insieme a Shakespeare!



Soufflé di patate New Style 
300 gr. patate
200 gr. topinambur
3 fette prosciutto cotto
50 gr. scamorza affumicata
4 o 5 pomodorini secchi
1 uovo
timo fresco a piacere
una grattata di parmigiano
sale, pepe



Cuocere al vapore le patate ed il topinambur, pelati ed a pezzetti tranne due patatine, da lasciare intere. Ancora caldi, schiacciarli con una forchetta, tranne le due patate intere che vanno affettate.Disporre il composto schiacciato sul fondo di una teglia foderata di carta-forno, disporvi sopra un trito composto da scamorza, prosciutto, timo e pomodorini. Chiudere con uno strato di patate affettate messe ordinatamente, irrorare con l'uovo battuto ed una spolverata di parmigiano o anche del pecorino.
Infornare a 180 gr. ventilato per 25 minuti.





 

Torta al kiwi con mousse al limone



Qualche mese fa avevo visto una torta, curiosando nel meraviglioso lavoro di Eleonora sul suo blog Burro e miele, precisamente questa, che mi si era piazzata in testa e che, ogni volta che vedevo i kiwy al supermercato, si faceva sempre più lampeggiante.
Non è il genere di torta che ho imparato a fare, a dire il vero avevo fatto solo un tentativo anni fa, poiché a naso la ritevevo una preparazione laboriosa. Quindi di fronte a certe foto, la voglia si fermava alla golosità, mentre la soggezione di approcciare un lavoro su più fronti mi faceva scappare.
Però si sa, quando si cucina anche perché si è golosi, prima o poi si fa come il gatto, si mette avanti uno zampino, si prova a muovere qualcosa e si sta a vedere cosa succede.
Nel frattempo Eleonora ha pubblicato anche questa, che ha gli stessi ingredienti, tranne per la finitura superiore.
Ed è stato così che, avendo preso gli ingredienti per la prima versione, ma avendo "temporeggiato" più del dovuto, i kiwy si son fatti maturi ed il cioccolato bianco è stato scovato dai "topolini di casa" che l'hanno fatto sparire tutto, quindi quel che ne è venuto fuori è la MIA versione...  con somma soddisfazione di "papà topolino e dei suoi piccoli", che l'hano spazzolata in un nanosecondo.
Va detto che, volendo, si può spezzare il lavoro in vari momenti. Il pandispagna si può preparare uno o due giorni prima e tenuto in un sacchetto ermetico perché non si asciughi troppo. La composta di frutta (si può infatti scegliere frutta diversa, come fragole o frutti di bosco...) si conserva altrettanto bene per alcuni giorni in frigo, fermo restando di aggiungere la gelatina solo al momento di comporre la torta.
Quindi l'assemblaggio vero e proprio richiede solo una mezz'oretta di lavoro complessiva, da fare con alcune ore di anticipo per lasciare che anche il freezer faccia la sua parte.



Torta al kiwy con
mousse al limone

Pandispagna
3 uova
120 gr. farina
120 gr. zucchero
scorza di limone
1/4 cucchiaino lievito
1 pizzico di sale

Mousse
350 gr. yogurt al limone
400 gr. panna montanta
100 gr. zucchero
2 fogli gelatina da 5 gr.
60 gr. zucchero
Per la finitura
3 kiwy ( o altra frutta a scelta)
100 gr. zucchero
50 gr. succo limone
1 foglio gelatina da 5 gr.


Preparare il pandispagna mettendo nel mixer tutti gli ingredienti e infornando la tortiera da 24 cm. per circa 25 minuti. Oppure potete usare un pandispagna già pronto... piuttosto che non fare il dolce, fatelo anche con la base industriale.
Preparare la composta cuocendo la frutta con lo zucchero ed il succo di limone, passarla con il minipimer e sciogliervi il foglio di gelatina ammollata mentre la frutta è ancora calda.
Ammollare in poca acqua la gelatina per la mousse, scaldare poi l'acqua in modo che i fogli si sciolgano. In una ciotola grande unire lo yogurt e lo zucchero, battendo lievemente con una frusta, aggiungere la gelatina sciolta e, in ultimo, aggiungere la panna montata a neve fermissima, muovendo e girando la frusta con movimenti lenti.

Al momento di assemblare la torta, io ho preparato una bagna diluendo del limoncello in acqua e zucchero, perché mi piaceva l'idea di smorzare la stopposità tipica del pandispagna. In una tortiera apribile, porre il pandispagna, su cui si spatola la mousse e poi si mette in frigo per qualche ora.
 

Prima di spatolare la composta di kiwy ho messo il dolce in freezer un'oretta.
Se si prepara per una cena, a mio avviso si può tenerla in freezer fino a un'oretta prima di servirla, il freddo renderà appena più corposa la mousse.

Le ali nel cuore


Dietro questo post c'è una piccola storia mia, che risale a quando avevo meno di sette anni, in prima elementare e, rovistando per la dispensa di mamma trovai una scatola di preparato per muffins.
Presa dalla smania, pregai la mamma di lasciarmeli cucinare. Ricordo ancora la scatola, di un colore verde acqua, con una piccola scritta in basso che diceva "istruzioni a tergo" (a tergo??!) e mi chiedevo cosa significasse, perché era chiarissimo che ssi trovavano dietro.
Quella fu la mia prima volta in cucina e, ovviamente, porto con me nel cuore questo ricordo speciale.
Da allora ho messo le mani in pasta tantissime altre volte, ancora piccina. Ad esempio riuscii a fare una capatanta alla maestra, che in terza elementare mi invitò a fare una torta a casa sua! Una bella ciambellona con le uvette.
Cucinare mi piaceva così tanto che, in quarta elementare, decisi che da grande avrei fatto la cuoca.
Alla fine della terza media, presa dal "fuoco sacro", preparai tutti i documenti necessari per l'iscrizione e, con la mia mamma andammo alla scuola alberghiera, che all'epoca era presente nella provincia di Bergamo solo a San Pellegrino. E' piuttosto distante da dove abitiamo, si doveva restare via per tutta la settimana e durante le vacanze era previsto obbligatoriamente prendere parte a stage di due mesi, anche lontano, per acquisire pratica...
Ebbene, dopo aver portato tutti gli incartamenti alla scuola ed aver confermato l'iscrizione, la mamma iniziò a pensare che con questa scelta io avrei preso il volo, per così dire, avrei iniziato una vita che, secondo lei, mi avrebbe portato definitivamente via da casa; lei avrebbe così perso un aiuto prezioso.
Come ho già detto, ho tre fratelli più piccoli di me, la mia presenza in casa le era fortemente d'aiuto... e ci credo bene, già allora cucinavo alcune cose meglio di lei ;;) che comunque nelle sue poche preparazioni (siamo bergamaschi... fantasia poca) era pur brava.
Cercò in tutti i modi di dissuadermi dalla mia scelta; insistette così tanto, piangendo e implorando, che infine lasciai perdere.
Ripiegai su una scuola tecnica, dove comunque ho trovato un ambito che mi è congeniale ed ho proseguito su quella strada. Infatti il lavoro che svolgo tutt'ora non ha tradito quello che all'epoca fu comunque un ripiego.
Ma la passione per la cucina non è mai passata, il desiderio di conoscere le materie ed accostare i sapori è sempre lì, ogni volta che vado a fare la spesa.
Tutto questo lo porto nel cuore. A volte -molte volte- mi sono chiesta che cosa sarei oggi se avessi potuto fare quel che allora avevo in testa. Non c'è una risposta a questa domanda, c'è solo un occhietto che, ogni volta fa una piccola lacrima.
Quel cuore che ha iniziato a battere per la cucina, ho voluto ricordarlo facendo i muffins della mia prima volta, con la mia ricetta ormai collaudatissima. E siccome nella famosa scatolina verde c'era anche il preparato per una cremina, ho fatto "un uovo" di crema pasticcera, in tre minuti complessivi ed ho riprodotto esattamente quei miei primi muffins, con l'unica differenza nell'incisione: a forma di cuore, con le ali, proprio come allora.

PS: su suggerimento di Sar@ "Di pasta impasta", aderisco al bellissimo contest dello Spelucchino
ed allego la foto della ricetta che, negli anni ho perfezionato, con la quale i muffins vengono morbidissimi e molto profumati. La crema, come ho già detto, è stata aggiunta solo perché il post voleva tornare al ricordo di quella ricetta, dov'era prevista, ma normalmente non la metto.

PS: questo post ha vinto il constest a cui partecipava, per la sezione "la storia della ricetta"



Muffins
280 gr. farina
120 gr. zucchero
1 vasetto yoghurt bianco
3 uova
60 gr. burro morbido
1 bustina lievito
4 gocce essenza limone
(oppure scorza grattata)

Crema Pasticcera
1 tuorlo
1 cucchiaio zucchero (molto colmo)
1 cucchiario maizena (molto colmo)
1 bicchiere di latte tiepido

Per i muffins, procedere con il mixer e con tutti gli ingredienti liquidi. Solo dopo averli amalgamati bene, aggiungere la farina, zucchero e lievito. Distribuire nei pirottini ed infornare a 160° ventilato per 18-20 min.
Per la crema, in un pentolino, battere con la frusta il tuorlo e lo zucchero, con il limone, aggiungere poi la maizena e battere bene. Procedere incorporando il latte a piccolissime dosi, fino a completamento. Porre su fuoco lievissimo, mantenendo frustato fino a che si addensa. Basteranno tre minuti o poco più.
A cottura e raffreddamento di muffins e crema, procedere con delle incisioni sulla superficie dei muffins, da riempire con poca crema. La parte di muffin asportata può essere ri-appoggiata sopra la crema. Io ho tagliato per il lungo i cuori e li ho messi come vedete in foto... sembrano ali!

Pesto di stagione: al radicchio rosso


Un altro pesto. A distanza di pochi post dal precedente pesto, decido comunque di condividere questa semplice preparazione, perché vale proprio la pena.
Ho raccolto il suggerimento di Ylenia, che mi legge e che nel nostro ultimo incontro mi ha raccontato di come riesce a fare il pesto di basilico usando il bimby, cosa che non sono mai riuscita a fare. O meglio, l'ho fatta, si, ottenendo una cosa così granulosa e spezzettata che non sto a raccontare...
E poi mi chiede se non l'ho mai preparato con il radicchio rosso. "Radicchio rosso?" dico io. Si... e mi incuriosisco da matti.
Va bhé, penso, lo provo senz'altro, il pesto comunque mi piace e poi il radicchio è di stagione, cosa che mi piace anche di più. Mi sono annotata le sue dosi, però poi a casa ho fatto le mie divagazioni sul tema. Invece dei pinoli ho messo le noci, invece di solo parmigiano ho aggiunto una parte di pecorino. Il risultato mi ha strabiliato. Mio marito, appena assaggiata la prima forchettata di pasta, ( è così ermetico che non chiede mai prima di assaggiare, mangia e basta, poi se è il caso, fa un'espressione), dicevo appena assaggiata, subito con l'aria meravigliata mi fa il rialzo di sopracciglia e un semplicissimo "...buonoo! che cos'è??"
Vi posso assicurare - chi lo conosce sa di cosa parlo- che una frase del genere, da parte di uno come lui è tantissimo.
Quindi, cara Ylenia, grazie per il tuo suggerimento, perdona il mio arrangiamento ed anche che non l'abbia fatto col bimby... e davvero complimenti, mi è stra-piaciuto!!
Oggi ci ho fatto una pasta usando un pacchetto rimasto dalle strenne natalizie, "brussiani" di pasta senza uovo essiccati. Super buoni ;)


Pesto di radicchio rosso

180 gr. radicchio
50 gr. noci
30 gr. parmigiano grattugiato
20 gr. pecorino stagionato grattugiato
olio un bel po'
sale a discrezione
Passare al mixer le noci per ridurle a farina. Toglierle, mettere le foglie di radicchio spezzettate e frullarle fino a ridurle a poltiglia. Mettere quindi tutto insieme nel mixer (noci, radicchio ed entrambi i formaggi) e vellutare aggiungendo olio. Per ultimo il sale.



 
Io l'ho messo, per conservarlo, in un ex-bicchiere-di-nutella che ha un tappo ermetico proprio adatto a questo scopo. Si mantiene coperto con un filo d'olio. Ma Yleina dice che ne conserva decine di barattoli in freezer.

Crema d'orzo con zucchine e topinambur


E' vero, mi ha preso la fregola del topinambur. Ad ogni piè sospinto, una ricetta con questo ingrediente. Non starò esagerando? Il fatto è che lo trovo troppo intrigante, oltre al fatto che è in vendita confezionato in vaschette del peso di circa un kilo, quantità che viene esaurita solo a più riprese -.leggi "a più ricette".
Salvo poi acquistarne dell'altro alla prossima spesa...
Fino a che non me ne stuferò, ho deciso di adoperarlo alternandolo alle patate. Quindi ora sto sperimentando varie preparazioni, anche tra le più semplici, affiancato alle patate.
Per questa crema semplice dove sono le zucchine a farla da padrone, il sapore leggermente più aromatico che porta il topinambur risulta proprio buono. Con l'intenzione di proporla in veste insolita, ho aggiunto della pancetta croccante e le mie "pepite", che ho voluto provare con il pecorino stagionato, ma col parmigiano sono insuperabili.


Crema d'orzo con zucchine e topinambur
per 4 o 5 porzioni

1 scalogno
2 zucchine medie
200 gr. patate
200 gr. topinambur
150 gr. orzo
olio extravergine
sale e pepe

pancetta a cubetti
una manciata parmigiano

Soffriggere lo scalogno tritato in poco olio, aggiungere le verdure tagliate a tocchetti (patate e topinambur vanno pelati), stufare un attimo e coprite con acqua tiepida, o brodo se ne avete già fatto.
Io ho preparato questa crema usando la pentola a pressione ed ho utilizzato un cestello (quello del bimby) con l'orzo da cuocere, posizionandolo nel mezzo della pentola, tra il brodo e le verdure. Ho chiuso il coperchio e calcolato 10 min. dal fischio.
A cottura ultimata ho messo la pentola appena tolta dal fuoco, sotto un filo d'acqua fredda, per abbreviare il tempo d'apertura del coperchio a pressione.
Quindi ho tolto il cestello con l'orzo, col frullatore ad immersione ho vellutato bene le verdure e regolato di sale. Infine ho aggiunto l'orzo.
Al momento di impiattare ho aggiunto la pancetta passata in pentola antiaderente fino a croccatura. Sempre in pentola antiaderente, ho preparato le "pepite", mucchietti di formaggio da fondere, che poi raffreddandosi diventano croccanti.

Puré di radici delicatissimo



Ecco, stasera posto questo purè particolare, dal colore così insolito e delicato, che mi è piaciuto tanto. Viene anch'esso da quell'idea di povertà, già espressa qui, che mi si era attaccata in mente al sentire che nel medioevo, i contadini dovevano al loro signore tutto quello che cresceva sopra la terra, mentre potevano tenere per sé solamente quel che cresceva sotto. Solo quel che cresce SOTTO... cioè le radici. Niente pomodori, niente foglie verdi, né frumento, niente di niente, solo radici.
E così, complice anche l'intento nato insieme al blog, di assaggiare e cucinare cose mai considerate in passato, ecco che ad ogni spesa prendo una cosa per me nuova, dicendomi che qualcosa da inventare ci troverò.
Stavolta ho preso... il daikon ,  una grossa e grande radice bianca. Lo vedevo già da tempo ed ogni volta, ecco apparire un gran fumetto sopra la mia testa con dentro la domanda fatale "ècchell'è!!"
Una volta arrivata a casa, l'ho subito assaggiato crudo: sapore e consistenza molto simili ai rapanelli e un po' di delusione, poiché tutta la famiglia delle rape in genere, non la riesco a digerire.
Però mi son ricordata di alcune ricette viste di recente su qualche blog  -si, era da Enrica-  quando ho scoperto (c'è sempre tempo per scoprire ancora qualcosaaaa ) che le rape si possono anche cuocere, non solo crude in pinzimonio, come mi ha insegnato mio papà. E, udite-udite, la digestione è anche più facile :)))
Questa ricetta, un "comfort food" per eccellenza, conforta un po' anche quel mio pensiero di poter vivere solo di radici. Voi che dite?

Purè di radici

150 gr. daikon
150 gr. carote
300 gr. patate
latte q.b.
burro 1 cucchiaiata
sale e noce moscata

Pelare tutte le radici e tagliarle a tocchetti. Carote e daikon in pezzetti più piccoli, rispetto alle patate che cuociono prima. Bollire a fuoco dolce in acqua abbastanza abbondante. A cottura, eliminare l'acqua, aggiungere poco latte tiepido e vellutare con frullatore ad immersione. Rimettere sul fuoco delicato ed aggiungere il burro, regolare di sale e noce moscata. Servire ben caldo.

Baccalà e... un'insolita polenta

 
















Domenica avevo un invito a pranzo da parte di mio fratello, uno dei mie tre fratelli, che sono i primi amori della mia vita! Menù del giorno:  si cucina il baccalà, o anche stoccafisso, affumicato.
Qui bisogna fare una piccola premessa, perché nel nord Italia, tra Lombardia e Veneto, c'è una  "bolla" che vuole il baccalà secco tra gli ingredienti della tradizione. Si noti che ci troviamo in piena zona Prealpi -sia venete che orobiche- ben lontani dal mare e mi piacerebbe tanto conoscere per quali strane vie, un pesce così particolare sia entrato nell'indice di gradimento popolare valligiano.
Sta di fatto che in Norvegia esiste una piccola zona, sul cui lavoro avevo visto un servizio in TV qualche tempo fa, dove la produzione del baccalà affumicato viene esportata per il 90° ed oltre, SOLO nel nord Italia... !
In Veneto viene cucinato con il latte e francamente non l'ho mai assaggiato, invece in Valseriana si serve freddo, con olio e prezzemolo e sempre, rigorosamente accompagnato dalla immancabile polenta. Sarà per questo che ci chiamano polentoni? ;;)
La preparazione inizia con due giorni d'anticipo, si deve mettere in ammollo il pesce e tener cambiata l'acqua più volte, per lavare il sale. Si procede poi alla bollitura con foglie di alloro, con la quale si ammorbidiscono ulteriormente le carni che comunque rimangono piuttosto filacciose, dopodiché si toglie la pelle e si sfiletta dalle lisce, un lavoro di una serata intera.
Si mette in ciotola con olio, sale e prezzemolo, chi ama l'aglio potrà aggiungerne a discrezione (noi NO, amiamo il sapore del pesce per come la natura e l'uomo lo hanno fatto) e si lascia in frigo a "frollare" ulteriormente. Suggerimento doveroso: coprire la ciotola con pellicola o coperchio a tenuta, poiché mooolto profumato!
Però tutto questo lavoraccio lo ha fatto lui, l'amato fratello con l'amata moglie...
Hanno fatto pure la polenta, con una insolita farina integrale di mais rosso, coltivato nell'orto di famiglia e miracolosamente scampato alle incursioni dei coniglietti selvatici abitanti del cespuglio là dietro.
E io, io che mi aggiungo solo come un posto in più a tavola, posso fare qualcosa, a parte mangiare e pubblicare il post?
Beh, si dai, preparo una cosina per sdrammatizzare la tradizione, sennò che gusto c'è?


Puré di sedanorapa e topinambur
200 gr. sedanorapa
200 gr. topinambur
200 gr. circa di latte
Olio, sale e pepe q.b.

Chips di patate
(felicità dei bambini)
Per la ricetta, semplice
vi mando da Luciana

Polenta
Usate la vostra farina preferita




Per il puré, ho tagliato a tocchetti sedanorapa e topinambur, coperto con del latte e cotto fino ad ammorbidire il tutto. Il latte tende a rapprendersi un poco, ma va bene così. Si riduce anche, quindi quel che era rimasto l'ho lasciato tutto ed ho passato col frullatore ad immersione fino ad ottenere una consistenza liscia, aggiunto sale, pepe e un filo d'olio extravergine. Alessandro -La Renna in cucina- suggerisce di usare per questa crema dell'olio di nocciola, che prenderò appena riesco ad andare a cercarlo :)).
Ho presentato quindi il tutto accostando queste cosine che tra loro fanno un bel piatto unico, tradizionale ma non troppo, proprio come piace a me. Spero piacerà anche a qualcuno di voi..

Frolla al limone e curd di mandaranci

Voglia di un dolce con gli agrumi.
Una frolla con la ricotta profumata al limone... un ricordo lontanissimo, così lontano che mi sono meravigliata di aver trovato un cassettino nella memoria, con un nome -fiadòn- che ad un controllo su google è risultato essere proprio quel genere di torta.
L'avevo mangiata in Corsica, in una vacanza di tanti anni fa, col mio "fidanzato di allora" in una bella e fascinosa trattoria nella città di Corte, proprio nel cuore dell'isola.
Mi aveva colpito quel sapore agrumato, ma non sono mai riuscita a riprodurre il dolce esattamente come lo ricordavo. E allora prendete per buono questo ennesimo tentativo, 'ché le ricette trovate in rete non mi facevano ricordare quello di Corte e allora tanto valeva inventare qualcosa. Non certo il fiadòn!
Il risultato lo vedete qui sotto:  la foto l'ho messa dopo, perché volevo prima spiegare la mia peripezia di ieri...
Avevo deciso di fare un curd di mandaranci (e dato che la preparazione Curd in genere è deliziosa) mi son detta che tanto valeva usare il Bimby, che ha bisogno di una certa quantità di ingredienti.
Ecco, succede raramente, ma proprio raramente, di toppare una ricetta con il bimby, ma il curd di mandaranci è una di queste: non si addensava proprio, tanto che infine ci ho dovuto aggiungere un cucchiaino di maizena...
Inoltre, dato che per una preparazione giusta della torta ci sarebbero voluti almento 500 gr. ricotta, ma io ne avevo solo 200, l'idea era quella di fare uno strato con la ricotta ed uno con il curd, a chiudere come una glassa.  Ma, ahimé, questo curd non si addensava proprio e l'ora di mettersi in pista per andare al pranzo a cui tale dolce era destinato, si faceva sempre più vicina...
Che fare...mi dico, vabhé, il dolce "fiadòn - style" sarà per la prossima, oggi facciamo una specie di tarte, così sottile che quasi non la vedevo ed il curd (che non era ancora pronto al momento di infornare) ce lo metteremo a fianco, sul piatto.
Questo è il risultato, che a dispetto di tutta la peripezia, si è fatto davvero apprezzare!




Frolla al limone

una dose di pasta frolla
(la vostra ricetta andrà benissimo)
250 gr. ricotta
2 cucchiai colmi di zucchero
1/2 limone (succo e scorza)
1 manciata di mandorle a lamelle

Curd al mandarancio
150 gr. zucchero
3 uova
succo di 4 mandaranci
scorza di 2 mandaranci


Il curd si fa sciogliendo il burro e lo zucchero, insiene con la scorza dei mandaranci finissima, tenendo mosso con un cucchiaio di legno, a fuoco bassissimo. Aggiungere poi le uova, il succo e, con la frusta continuare la cottura fino ad addensare la salsa.
Accendere il forno e, mentre scalda, in una ciotola sbattere i tuorli con lo zucchero, aggiungere il succo e la scorzetta del limone, amalgamare e poi incorporare la ricotta, sbattendo bene,
Stendere la frolla, coprire con la ricotta e, sopra, una manciata di mandorle a fettine.
Cuocere a 200 gr. statico per 20 minuti. Servire con la crema a cucchiani sul piatto, spolverando con lo zucchero.
E con questo piatto, partecipo, finalmente, al Contest di Cinzia, Gli agrumi :))




Fuori stagione...voglia di Primavera!



Si, è vero, è Febbraio, e a febbraio si sa, le fragole chissà da dove vengono. E i nostri discorsi del kilometro zero vanno a "quel paese", proprio quello delle fragole.
Però l'altro giorno, quando sono arrivata al negozio di alimentari vicino a casa e c'erano quegli ultimi tre cestini di fragole, peraltro nemmeno troppo finte-floride, ho pensato che fossero lì proprio per me. Infatti avevo visto, girando qua e là per altri blog, dei bicchierini di un dessert a strati, dove c'era della composta di lampone, di quel bel rosso brillante che quando lo vedi il cervello scatena una reazione a catena e ti viene quell'acquolina irresistibile. Ecco, mi son detta, è venuto il momento di quel dessert.
Peccato che, rileggendo bene, si doveva fare una creme bruleé (si scrive così?) ed io proprio non avevo voglia di accendere il forno per qualche bicchierino.
Quindi, come facciamo un po' tutti, pesco dalla giostra della memoria, un cassettino qui e uno là, apro la dispensa e poi il frigo, ed ecco usciti questi deliziosi dessert in verrines, che spero siano abbastanza semplici da invogliarvi a provarli. Ne vale proprio la pena!
Come già saprete, in cucina uso il Bimby per moltissime fasi di lavoro, ma preferisco mettere le ricette in modo che si possa farne a meno. Va da sé che se lo avete, il capire come farlo rientrare nel procedimento è a vostra discrezione. Generalmente, per dosi piccole tendo a fare a mano, con un pentolino e con l'ausilio del vecchio frullatore ad immersione: sporco meno e disperdo meno roba rispetto che al recipiente grande.

Verrines al mascarpone con fragole
dosi per 6 bicchierini medi

3 cestini piccoli di fragole
2 cucchiai colmi di zucchero
150 gr. mascarpone
2 tuorli
60 gr. zucchero
gocce di limone (io essenza)
6 biscotti Digestive (Mc Vities)

Pulire le fragole, tagliarle grossolanamente e, in un pentolino con due cucchiai di zucchero, cuocerle fino al punto delle bolle, quando lo zucchero caramella un poco. Togliere e lasciar freddare, poi passare al frullatore ad immersione.


In una ciotola sbattere il mascarpone con i due tuorli e lo zucchero, fino ad avere un composto vellutato.
Nel mixer frullare finemente i biscotti.
Ora è tutto pronto per comporre i bicchierini: primo strato con i biscotti e poi con la crema di mascarpone, poi ancora biscotti ed infine la composta di fragole, ma vanno bene anche lamponi, mirtilli, mango.. o quel che più vi ispira.
Si possono preparare in anticipo e conservare in freezer. E magari metterci una fogliolina verde di mentuccia, che col rosso ci sta di un bene, ma che io non avevo :( .

Pesto Rosso con pistacchi






















Il pesto è una preparazione che adoro, mi piace da matti e mi capita di mangiarlo anche in inverno, perché in commercio ne trovo uno buonissimo, che fra l'altro piace molto anche ai miei bambini. Quando è stagione mi piace farlo, ma essendo febbraio ho voluto tirar fuori una ricetta trovata tempo fa su "Piccoli spuntini tra amici" di Trish Deseine -Guido Tommasi Editore-, un libro stupendo! Il pesto in questione era fatto con i pomodorini secchi e con un formaggio spagnolo, il pisto manchego, che qui da noi potrebbe essere sostituito dal parmigiano.
Nello specifico, però, avevo trovato al Super del pecorino stagionato... e da qui ha preso il via la "danza delle sostituzioni".
Il risultato è stato spazzolato con degli spaghetti, oggi a pranzo in casa dei miei e, udite udite, mio padre ha complimentato. Si, proprio lui che, chi lo conosce lo sa, se appena esci un attimimo dal seminato delle cose note e sicure, stai certa che ti arriva un bel "...si ma, a me quelle cose lì un po' particolari  non mi piacciono mica tanto!". Che quando hai spignattato tutta una domenica mattina, magari rischi di inc..avolarti quel momento. Ma oggi mi ha chiesto di portargliene dell'altro. Eheehhh!

Pesto di pomodorini secchi
e pistacchi

50 gr. pomodorini secchi
30 gr. pistacchi sgusciati
20 gr. noci
30 gr. di pecorino grattugiato
olio evo e sale

 Mettere nel mixer il pomodorini tritati abbastanza finemente, insieme ai pistacchi ed alle noci. Quando il tutto è molto ben sminuzzato, regolare di sale, aggiungere il formaggio e infine l'olio, in quantità adeguata a rendere il composto spalmabile. Queste dosi sono per sei porzioni più qualche "golosata" extra.
Per condire la pasta, stemperarlo con poca acqua di cottura, in un saltapasta dove butterete la pasta appena scolata, muovendo bene per un attimo a fuoco medio.
Io l'ho trovato speciale anche come dip per delle barrette di sedano-rapa. Una cosa rustica al massimo, ma di un buono, di un buono...!
Con questa ricetta partecipo al bellissimo contest di Tatina :)

© ESSENZA IN CUCINA

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