E per l'MTC di settembre... macedonia!



Eccel'abbiamo fatta anche stavolta...
Si, perché anche stavolta, come in molte delle altre puntate da quando partecipo, la sfida del mese MTChallenge è su un tema che "non è che mi faccia proprio impazzire"! La macedonia.
Forse colpa delle padelle di mia mamma, con dentro di tutto e di più con limone e zucchero, oppure non saprei infine perché, ma insomma l'idea non mi sorrideva.
Però mi piace cercare di superare un proprio archetipo, ormai sedimentato e così radicato che per riuscirci si devono scendere tanti di quei gironi da superare il purgatorio; soprattutto è l'approccio ad essermi congeniale. E' la sfida con me stessa, quel che mi piace dell'MTChallenge. Poi dopo viene anche la sfida con gli altri partecipanti, ma fosse solo per quello abbandonerei subito senza speranza...
dopo un giretto qui "....ho visto cose che voi umani..".
Quindi metto al lavoro quei due neuroni che gallegiano al di sopra dei pensieri e delle corse quotidiane, quelli che vogliono a tutti costi restare ad uso esclusivo del blog. E sono proprio loro a ricordare che tanti anni fa andava di moda fare la frutta in gelatina, il vecchio aspic. Anzi quand'ero piccola era una cosa fichissima! E vedendo una bottiglia di moscato bianco dolce praticamente piena che languiva in frigo da giorni, tirano fuori un'idea già sperimentata qui: la riduzione del moscato. Poi, sempre in frigo sul ripiano proprio sopra al moscato, i neuroni vedono del melograno e del ribes -presi in abbondanza per altre cosucce che arriveranno prossimamente su questi schermi- ed il gioco è quasi fatto.
Tra le regole dell'MTC c'era quella di almeno TRE frutti di cui due al taglio e qui si chiude il cerchio: si fa avanti l'anima che ama-i-colori-ma-non-troppi come fossero sparati a mo' di "pistolero bangbang". No! A me piacciono le cose ordinate e se posso, anche coordinate, quindi si completa la spesa con il lampone e la fragola, tutto in rosso.
Infine, caldamente consigliato dalle ragazze dell'MTC, un accompagnamento: decido per una salsa alla vaniglia, che nel mio caso ci sta di un bene perché arrotonda tutto alla perfezione
Ripensando all'insieme, lo trovo indovinato:  i frutti che ho scelto hanno un fondo aspro ed acidulo, ma la dolcezza del moscato, che ristretto è ancora più marcata, stempera tutto molto bene. La salsa alla vaniglia dà una sensazione di velluto al palato scaldando un poco la gelatina e devo dire che anche i miei figli arriccianaso all'ennesima potenza hanno voluto fare il bis :)
Voi che dite?

Aspic di frutti rossi al moscato e succo di melograno
con Salsa Vaniglia

dosi per 8 ciotoline formato creme-caramel
1 melagranata
1 vaschetta ribes
1 vaschtta fragole
1 vaschetta lamponi
500 ml. vino moscato dolce
4 fogli di gelatina da circa 5 gr. cad.
2 cucchiai zucchero

Salsa Vaniglia
200 ml. latte fresco
30 gr. zucchero
1 cucchiaino maizena
1/2 bacca vaniglia

Iniziamo col ridurre il moscato: poniamo in un pentolino, a fuoco dolce fino a che, sobbollendo, si riduca alla metà.
Intanto sgraniamo la melagranata, da cui ho cavato 160 gr. di chicchi. Tenuti da parte alcuni interi per la decorazione, il resto è andato nel mixer per 30-40 secondi e filtrato bene al colino fine, premendo per ricavare più succo possibile, io circa 120gr.
Questo succo si miscela alla riduzione di moscato e si uniscono i fogli di gelatina, che vanno prima ammollati alcuni minuti in acqua fredda, strizzati ed aggiunti al composto ancora caldo, girando per farli sciogliere. Si otterrà uno sciroppo di un bellissimo rosso bordeaux, la cui acidità va verificata ed eventualmente corretta con una punta di zucchero.
Pulire la frutta e tagliarla: le fragole a spicchi ed i lamponi a metà, i ribes restano interi. Ho suddiviso la frutta negli stampini in alluminio che uso per il creme caramel, riempiendo poi con il liquido. Ho riposto in frigo per alcune ore, fino al solidificarsi del tutto.
La Salsa Vaniglia si prepara scaldando in un pentolino il latte, lo zucchero e la bacca di vaniglia tagliata per il lungo. Tenendo rimestato con una frusta, aggiungere piano piano la maizena e continuare fino a che la consistenza si fa vellutata. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare. L'ho servita come uno specchio sul fondo del piatto, poggiando al centro l'aspic.

Certo sformare l'aspic è stata una vera esperienza, però dovremo accontentarci, 'ché altro tempo per rifare non ne ho... è andata per il colore coordinato, ma quanto a pieghe e strappi nella gelatina sarà per la prossima!

Questa ricetta è per l'MTChallenge di Settembre con Ale, Dany, Giorgia e Fabiana a cui vi rimando perché possiate ammirare il suo grande grandissimo capolavoro di tagli sulla frutta



Ultime ore!

Carissimi lettori ed amici, restano ancora poche ore per votare e poter decretare il vincitore del contest indetto da Tiziana del blog Pecorella di Marzapane in collaborazione con il magazine Scelte di Gusto. La mia ricetta "Il biancomangiare di mandorle alla fava tonka" è tra le sei selezionate, ma poteve votare quella che più preferite, eh!


Qui il link per votare.

Un bacione a tutti!

Millefoglie di polenta... di sole e d'autunno!

Millefoglie di polenta al Branzi e funghi

Ufficialmente inizia oggi e di certo s'è affacciato alle nostre finestre, le mattine sono fresche e pungenti, ma poi l'aria si scalda e ancora un bel sole accompagna le giornate.
E' una stagione che amo, l'autunno, mi piace quel senso di raccoglimento che pian piano si fa avanti, insieme ai colori vivaci degli alberi che cambiano il loro vestito, arriva con quel manto lieve di bruma notturna e mattutina. E' bello e profumato, l'autunno.
Torna il tempo dei funghi, dei giri nei boschi a far castagne, delle domeniche mattina a cucinare l'arrosto con la polenta.
E quando la polenta avanza, cosa si può farne?
Bhè, prima di tutto, si conserva alcuni giorni in frigo in una ciotola coperta di pellicola trasparente.
Quando è molto fredda, la polenta è particolarmente soda ed allora possiamo tagliarla a fette abbastanza sottili, circa 4 o 5 millimetri e possiamo porle in una teglia abbastanza capiente, facendone strati da alternare con fettine di formaggio fondente, tipo un buon Branzi della Val Brembana, e dei funghi cotti in umido. Qualche pizzicotto di parmigiano ed una passata in forno, ne faranno un piatto molto caldo e gustoso, adatto alle giornate fredde in cui magari abbiamo fatto una bella passeggiata all'aperto. Porterà calore e convivialità a tavola.

Millefoglie di polenta con Branzi e funghi

Millefoglie - prima di passare nel forno

Niente dosi per questo piatto, che ho preparato in versione monoporzione. Io ho servito queste cocottine durante una cena di qualche giorno fa, come intermezzo tra il primo ed il secondo e sono state molto gradite. Ho usato funghi secchi rinvenuti in acqua e cotti in poco olio con un ciuffetto di burro, sfumati con del buon brandy. Ovviamente dei buoni porcini saranno il top, molto più morbidi nella consistenza. Le quantità sono "a discrezione", ovvero molto cariche se ne volete fare un bel secondo, più leggere per la versione appetizer o intermezzo.
Colgo l'occasione per ringraziare Simonetta, del blog La cucina di zia Simonetta, per la deliziosa cocotte in primo piano, ricevuta in regalo per la vincita del suo contest "Semplice.. mente perfetta!" : il primo a cui ho partecipato quando ho aperto il blog.

Mando questa ricetta a Giulia per il suo contest "Una polvere d'oro che diventa polenta"


Avrei voluto crearne una apposita ma il tempo mi è tiranno e pazienza Giulia, un'altra volta cercherò di fare meglio!

Amaranto in polpette


Che sono curiosa e che amo i gusti nuovi, i miei amici lo sanno bene. Che mi piace assaggiare e sperimentare, fa parte del mio DNA. E cosa può succedere dunque, quando mi capita di andare a cercare qualcosa che non trovo all'Esselunga? La voglia era quella di provare la quinoa, che si può trovare abbastanza facilmente in negozi come NaturaSi,  oppure della catena Commercio equo e solidale. Ecco, quando capito in posti come questi devo stare attenta a non comprare tutto lo scaffale dei cereali.
E' così che, proprio vicino alla quinoa  ho trovato l'amaranto (!??!), che non è uno sciroppo dal bel colore bordeaux, come avrei immaginato, no! E chi mai sapeva -io no di certo- che il colore "amaranto" è propriamente quello delle foglie di questa pianta che cresce sulle Ande, i cui frutti, se così si possono chiamare sono piccolissime palline non più grandi di una punta di penna a sfera, commestibili e per di più gluten-free?
Qui  ho letto alcune notizie di base relative a questa interessante pianta, i cui semi non mancherò di preparare anche in altri modi.
Per ora ho fatto delle polpette con le verdure ed il parmigiano, una cosa che i miei figli mi hanno pregato di rifare subito il giorno dopo ed infatti prontamente le ho confezionate anche per condividerle con voi.

Polpette di amaranto con le verdure
100 gr. amaranto
250 gr. acqua
sale
1 uovo
1 carota
1 cipolla
1/4 porro
50 gr. parmigiano grattato
40 gr. pane grattato
timo -anche secco-
semi di sesamo

Cuocere l'amaranto in una pentola abbastanza capace, partendo dall'acqua fredda, che lentamente si assorbità tutta, facendo attenzione che non attacchi sul fondo.
Quando sarà raffreddato, miscelare le verdure precedentemente pulite e tritate finemente -io uso il mixer, il bimby- aggiungere poi l'uovo, il pane ed il formaggio, regolare di sale, impastare bene e con le mani bagnate formare delle polpette dando la forma desiderata. Spolverarle di semi di sesamo ed un ciuffetto di timo, cuocere in pochissimo d'olio ed in pentola antiaderente. Nella prima versione avevo inserito un cubetto di emmental nel mezzo di ogni polpetta, che cuocendo diventava filante. Qui me ne sono dimenticata ma erano gustose comunque.
L'amaranto ha un sapore più aromatico e "legnoso" della quinoa, l'ho trovato particolare e di certo avendo il pacchetto da finire avrò occasione per capirlo anche meglio.


Taboulet di quinoa

 
Da qualche tempo mi capita di vedere tra le varie pubblicazioni di blog amici, ricette dove si usa la quinoa, una sorta di cereale senza glutine, che non conoscevo, di origine sudamericana.
A casa di un'amica i cui bambini hanno intolleranza al glutine, ho avuto modo di assaggiare biscottini con farina di quinoa, rimanendone estasiata... quindi l'altro giorno ho fatto un giretto in un negozio di cose biologiche, apposta per trovarla e  finalmente eccola! Sono piccoli granelli secchi, che si cucinano in un modo che mi ricorda come faccio il cuscus: tostatura in padella con poco olio, aggiunta di acqua in dose 2 parti su una di cereale e 15 minuti circa di cottura.
L'idea era quella di farne delle polpette, viste da Stefania del blog Cool e chic style confidential. Però, vedendo la consistenza granulosa della quinoa cotta, mi è venuto in mente il taboulé che faccio quando fa caldo. Devo dire che ormai l'estate è definitivamente sparita, ma domenica nonostante la pioggia, c'era ancora tanta afa ed una certa sensazione di "soffoco" come si dice da noi in una sorta di dialetto.
E perché non provare una versione inusuale sostituendo il classico cuscus con questa deliziosa novità?
E poi, per onorare quella che ormai molti blogger avranno già conosciuto come "la telepatia che impera nella blogsfera" proprio domenica, il giorno stesso in cui ho preparato questo piatto ed avrei voluto postarlo, l'ho trovato da Elisa del blog "Mirtillo blu"... che dire, onore a chi ha postato per primo!


Taboulé di quinoa



dosi per 4 cocotte
150 gr. quinoa
300 gr. acqua
sale

verdure - dosi a piacere -
pomodori ciliegia
cipolla
porro
peperone rosso
erba cipollina
olio, sale, limone

Preparare la quinoa saltandola in una pentola delle dimensioni sufficientemente ampie da poter contenere anche l'acqua che servirà per cuocerla. Va tostata in poco olio e quando sarà abbastanza calda, aggiungere l'acqua e cuocere per circa 15 minuti. L'acqua si assorbirà lentamente tutta. Tenete d'occhio che non si attacchi al fondo.
Tagliare le verdure in piccoli pezzetti piuttosto omogenei e mischiare alla quinoa quando si sarà raffreddata.
Condire a piacere con olio, sale e limone e tenere in frigo fino al momento di servire.

Pane rustico senza impasto


Crostini di pane rustico al tomino di capra

Una ricetta superlampo, nel senso che si fa in un attimo, per Ale del blog Mamma Papera's Blog ed il suo "Lievitami il cuore"... Sempre all'ultimo minuto, sono veramente imperdonabile, ma fa parte di me, io sono così anche nella vita di tutti i giorni: mi muovo come se non avessi quel certo impegno,  finché mi accorgo che se non mi sbrigo arriverò tardi!
Oggi ho preparato il pane, poi  però avendo stasera invitato anche carissimi amici a cena, il post l'ho dovuto posticipare (bello, no? posticipare il post!!) ed eccomi ridotta, per così dire, all'ultimo respiro.
Però il pane è stato molto molto gradito. E i crostini col tomino, passati al forno per due minuti e con una goccia di miele sono stati uno stuzzichino piacevole :))
Questa è una delle mie prime ricette di pane, che facevo tantissimi anni fa. E' buono, semplice e rustico e soprattutto non ha bisogno di impasto, si fa solo con la ciotola e una forchetta, al più col cucchiaio di legno.



500 gr. farina mista ottenuta con
125 gr. farina Manitoba
125 gr. farina integrale
125 gr. farina di farro
125 gr. farina di segale
450 gr. acqua tiepida
1 cubetto di lievito di birra
2 cucchiai di semi a piacere
1 cucchiaio miele
1 cucchiaino sale
1 cucchiaio olio extrav.
(io di girasole, sesamo, papavero)

Sciogliere il lievito in una ciotola con l'acqua ed il miele e lasciare agire per circa 10 min.
Aggiungere le farine miscelate ed impastare con una forchetta, aggiungendo poi anche sale, olio e semi, cercando di evitare il formarsi dei grumi.
L'impasto resterà molto molto morbido.
Lasciarlo lievitare al tiepido per circa 2 ore in una ciotola, poi rimestare con il cucchaio di legno e versare in 2 stampi per plumcake, oppure in teglie rettangolari. Lasciar nuovamente lievitare per 1 ora e poi infornare in forno: a 200 gr. per 10 min. successivamente a 180 gr. per altri 30 min. circa. Se vi piace, pennellate delicatamente la superficie con olio prima di infornare, questo accorgimento manterrà la crosta morbida, poiché tende a diventare particolarmente dura e croccante.
Spegnere il forno e lasciare intiepidire le teglie all'interno.

" Grape and figs pie"



La torta con il ripieno di frutta ed il guscio di pasta che la racchiude, quasi fosse uno scrigno carico di preziosi, mi è sempre piaciuta. E l'idea di farla utilizzando questi frutti mi ha conquistata.
A dirla tutta, è stato il post di Patty a conquistarmi. Tutto il post, non solo la ricetta.
Pur non avendo l'apposita tortiera, ho tirato fuori la vecchia torta apribile e mi sono buttata sul fico selvatico che cresce nei dintorni di casa dei miei.
Il nostro fico è una pianta spontanea, che per parecchio tempo non ha fatto che frutti "matti", però da tre anni a questa parte, per un periodo breve ma intenso ci inonda dei suoi piccoli e dolcissimi fichi, ora tutt'altro che matti! Con tutto l'impegno che ci mettiamo, tra vasi di marmellate e cassette regalate ad amici e parenti, non riusciamo comunque a mai a smaltirne in tempo la produzione.
Ma quest'anno ho deciso di onorare la produzione casereccia, quindi a giorni alterni sto raccogliendo piccoli vassoi da usare. Oggi l'abbinamento è così classico che non si puù sbagliare: sposo i fichi con l'uva. Ho usato semplice uva bianca della qualità Vittoria. La frolla invece è quella di Patty.
Questa ricetta la mando ad Ambra, del blog "il gattoghiotto" per la sua iniziativa "Piccola bottega di campagna" in collaborazione con Malvarosa edizioni


nel mese di settembre "Uva e fichi"




  "Grape an figs pie"
o
Crostata ripiena di uva e fichi

Pasta frolla
400 gr. farina 00
220 gr. zucchero
180 gr. 180 gr. burro
1 uovo grande
30 ml, acqua
un pizzico di sale
scorza di limone

Ripieno
una decina di fichi
una decina di chicchi d'uva
5/6 biscotti secchi

Impastare la frolla, io ho usato il mixer. Porre in frigo una mezzora.
Stendere col mattarello una porzione pari a 2/3 dell'impasto complessivo, in forma tonda, aiutandosi mettendola tra due fogli di carta forno. Disporla all'interno di una teglia diam. 23 cm.-utilizzando il foglio di carta forno invece di imburrare/infarinare- e rifilare i bordi.
Tritare i biscotti secchi con il mattarello e disporli sul fondo della torta. Spellare i fichi e tagliarli a metà o in tre fettine, da disporre ordinatamente sopra lo strato di biscotti secchi. Infine pulire gli acini dai semini, tagliando a metà il chicco e disporli negli spazi che saranno rimasti vuoti disponenedo prima i fichi.
Stendere la frolla tenuta da parte, sempre tra due fogli di carta forno e disporla a chiusura della torta, sopra la frutta. Sigillare i bordi premendoli e rifilando l'eccesso di pasta. Prativare qualche incisione sulla superficie e spolverare di zucchero. Va cotta in forno ventilato, posizionata a a metà, 200 gr. per 30 min. e Buon Appetito!

 Colgo qui l'occasione per ringraziare, con imperdonabile ritardo Bella, del blog Empezando en la cocina
che mi ha fatto questo pensiero, davvero inaspettato, nel mese di agosto ma complice la partenza imminente ho finito per trascurare il passare di tutte queste settimane. Grazie Bella!

 
Ringrazio inoltre di cuore le carissime Donatella del blog fiordirosmarino ed Ilaria del blog nonsolopiccante che hanno pensato a me per un premio: il Versatile Blogger


Il mio pensiero, come sempre in questi casi, mi porta a considerare con grande stima tutti/e gli amici blogger, che con impegno e dedizione mantengono il loro blog, alimentandolo con amore e passione. Sono molti, quindi non sceglierò qualcuno in particolare, ma a tutti coloro che passeranno un grande abbraccio

Sorbetti e un'estate ancora calda


Bizzarro che il precedente post fosse con una crema di verdure, per una cena già calda ed in aria di inizio autunno, mentre oggi mi sia fatta portare dal Sacro Fuoco dei sorbetti, ma tant'è.
Sono comunque giorni ancora molto caldi, luminosi e piacevoli, salvo poi sentire, la sera, già un certo "freschetto".
Queste due preparazioni sono state liberamente interpretate seguento alcune idee tratte da un piccolo libro di dolci ricevuto in regalo per aver fatto una cena completa in un ristorante Autogrill. Non riporta sulla copertina i nomi degli autori, ma all'interno figura, tra altri nomi Simone Rugiati. Il libro è fatto bene, ha delle foto molto belle e mi sono piaciute un paio di presentazioni di sorbetti dove figuravano rispettivamente del thé e della frutta.
Ho modificato quantità e qualche ingrediente, per un risultato veramente di tutto rispetto.
Li ho fatti con la gelatiera, ma è ormai noto che si possano fare anche solo con il mixer ed il freezer.

Sorbetto al thé Matcha e mela (verde)


500 gr. mela -io ho usato delle golden ancora verdognole-
una spruzzata di limone
70 gr. acqua
140 gr. zucchero
1 cucchaino carico di thé Matcha

Preparare dello sciroppo scaldando in una pentola abastanza capiente lo zucchero in acqua fino a scioglierlo. Aggiungere le mele sbucciate, tagliate a fettine e spruzzate col limone. Cuocere alcuni minuti e poi passare al mixer in modo da ottenere un composto liscio ed omogeneo. Preparare del thé con il matcha, non più di 100 ml. complessivi ed aggiungerlo al composto di frutta.
Porre il tutto in una teglia rettangolare a congelare in freezer. Potrete realizzare il sorbetto al momento opportuno, estraendo la polpa ormai ghiacciata ed introducendola a blocchetti nel mixer. Serviranno 30 secondi circa per ottenere un sorbetto dalal consistenza perfetta.
Se invece avete una gelatiera, basterà far raffreddare bene il composto in frigo e procedere secondo le vostre istruzioni.


Sorbetto alla pesca e vaniglia con zucchero mascobado



550 gr. di pesca
70 gr. acqua
140 gr. zucchero mascobado*
1/2 baccello di vaniglia

Procedere come sopra, usando il mascobado e la vaniglia del baccello per fare lo sciroppo.
*Questo zucchero è integrale, di canna, molto scuro, è quello che si trova tra i prodotti del commercio equo solidale. Ha un particolare aroma che a tratti mi ricorda la liquirizia e che conferisce a questo sorbetto, insieme alla vaniglia, un gusto unico.




Crema di zucchine con orzo, al basilico



Perché privarsi del piacere di mettere in tavola una piccola chicca come questa, anche quando si rientra alle dopo le 19 e di solito si impiatta prima delle 20?
Basta avere in frigo qualche verdura che duri almeno alcuni giorni senza sciuparsi, come le patate, le cipolle, qualche zucchina. E nel fondo della dispensa recuperare un rimasuglio di sacchetto d'orzo perlato. Dai vasi sul terrazzo, qualche foglia di basilico ed il gioco è fatto.
A patto di poter disporrre di una pentola a pressione e di un piccolo cestello -che nel mio caso è quello del bimby- ed ecco il "come fare".

Crema di zucchine con orzo, al basilico




per 4 porzioni
3 patate medie
2 zucchine medie
1 cipolla (io scalogno)
100 gr. orzo perlato
dado vegetale
foglie di basilico
olio extrav., sale, pepe

Affettare grossolanamente la cipolla e porla a soffriggere in poco olio, direttamente nella pentola a pressione.
Aggiungere poi le zucchine e le patate sbucciate fatte a pezzettoni. Lasciare stufare un minuto o due muovendo, poi aggiungere il cestello con l'orzo, facendo spazio tra le verdure in modo che aderisca bene al fondo della pentola.


Sistemato il cestello, coprire a filo le verdure con acqua tiepida, aggiungere il dado vegetale, chiudere col coperchio la pentola a pressione e, dal fischio, cuocere 15 minuti. Al termine, togliere la pentola dal fuoco.
Io la metto sotto un filo d'acqua fredda per qualche secondo e con questo accorgimento evito di dover sfiatare tutto il vapore: in un attimo posso aprire il coperchio.
Togliere il cestello con l'orzo ed aggiungere le foglie di basilico fresche, spezzettate grossolanamente. Usando il minipimer, ridurre il tutto alla consistenza di una crema quindi aggiungere l'orzo tenuto da parte, che rimarrà così intero. Tempo complessivo 30 minuti.
E' ottima e scalda dentro, ma porta ancora con sé il profumo dell'estate.



Ortiche nel piatto


Le trovo intriganti, hanno un aroma molto pungente  quando si strofinano le foglie, rigorosamente con guanti da cucina, mi raccomando!
Nel tempo le ho cucinate in vari modi: stufate in poco olio, per delle frittatine, per un risotto diverso e mantecato con del buon formaggio. Mi piacerebbe provarle anche per fare degli gnocchetti, ma per ora vi propongo queste belle tagliatelle.

Uno stelo di ortica che popola la Val Pusteria, luogo delle nostre vacanze


L'ortica ha anche proprietà interessanti e curative: antianemica, depurativa e diuretica, ricostituente e con proprietà antinfiammatorie sull'intestino, aiuta la digestione e, molto interessante, ad abbassare il colesterolo. Per essere una pianta "fastidiosa" non è poco.

Una sola ed importante accortezza: raccoglierla lontano dalle strade.

Per questa pasta ne basta una quantità pari ad una ciotola delle dimensioni di una bella insalatiera. Si prendono solo le parti terminali degli steli, circa 15 cm., di cui si utilizzeranno poi solo le foglie.


 Tagliatelle alle ortiche, speck e porri

dosi per 4 piatti abbondanti

Tagliatelle
100 gr. foglie di ortica
200 gr. farina 00 circa
2 uova
50 gr. acqua
1 cucchiaio di olio
1 pizzico di sale

Condimento
1 porro - solo la parte bianca
200 ml. panna da cucina
4 fette di speck
burro, olio, sale e pepe qb

Le foglie di ortica vanno sbollentate in acqua salata per pochi minuti e poi strizzate.
Io ho impastato la pasta con il bimby, mettendo tutto nel boccale ed ottenendo un impasto morbido ma non troppo. Va lasciato riposare in frigo, avvolto in pellicola trasparente, per almeno mezzora. Poi l'ho passato varie volte con la macchina per tirare la pasta, fino allo spessore 6.



Si cuociono in acqua salata per pochi minuti, 2 o 3 al massimo.
In una pentola antiaderente saltapasta ho "croccato" i porri in un filo d'olio e poi li ho messi da parte. Nella stessa pentola ho poi messo un cucchiaio di burro e lo speck a strisce, fino a renderlo croccante.
Ho aggiunto la panna e poi ho saltato per un minuto le tagliatelle.
Impiattando ho completato col porro.

E' un piatto rustico negli ingredienti e le tagliatelle possono essere anche quelle agli spinaci, prese magari già pronte.
Certo però che le ortiche... volete mettere?

Mando questa ricetta al Blog "Lievinvita", il suo "andiamo per Prebuggiun?"

© ESSENZA IN CUCINA

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