Oggi inizia, per il Calendario del Cibo italiano, la settimana della patata, e nel mio blog, vorrei poter fare onore alle patate di tutti i colori. Un po' della storia e delle origini di questo prezioso ortaggio, la leggiamo dunque grazie all'ambasciatrice della settimana, la carissima Sara del blog Qualcosa di rosso.
La patata è il tubero della pianta Solanum Tuberosum ed è arrivata in Europa solo dopo la scoperta delle Americhe, in particolare, dell'America latina e delle Ande peruviane, dove pare sia nata per mutazione spontanea. Le prime colture di tuberi risalgono a due secoli prima di Cristo nelle regioni intorno al Lago Titicaca, a 3.800 m d’altitudine tra Perù e Bolivia, là dove il terreno era reso particolarmente fertile dal guano, un concime formato dagli escrementi fossili degli uccelli marini. Da lì si diffuse in tutto l’impero degli Inca (Perù, Bolivia, Cile settentrionale, Nord-Ovest argentino, fino quasi all’Equatore). In lingua inca la patata era chiamata papa e da allora questo nome le è rimasto, con qualche variante, in quasi tutte le lingue occidentali. Nel Cinquecento i conquistadores spagnoli sbarcarono nell’America Meridionale alla ricerca dell'Eldorado, mitico paese dell’oro, trovandovi tra l’altro piante totalmente sconosciute in Europa, come cacao, fagioli, mais, pomodori, zucche, cotone, tabacco e la papa. La papa non entusiasmò gli Spagnoli, sia perché appartenente a un gruppo di piante spesso velenose – e velenosa essa stessa quando forma i germogli – sia perché, venendo da sottoterra, era considerata un prodotto strano, diabolico. Come le altre piante, tuttavia, fu portata in Spagna, passando da lì nei Paesi Bassi, in Francia, in Austria e poi nel resto d’Europa.*
Nonostante tutti i pregi che la caratterizzano, la patata non ha avuto un inizio folgorante in Europa se non a partire dalla seconda metà del 1700. Pare infatti che prima d'allora fosse ritenuta cibo per i poveri, adatta all'alimentazione degli animali e quindi letteralmente ignorata dagli europei.
Nonostante tutti i pregi che la caratterizzano, la patata non ha avuto un inizio folgorante in Europa se non a partire dalla seconda metà del 1700. Pare infatti che prima d'allora fosse ritenuta cibo per i poveri, adatta all'alimentazione degli animali e quindi letteralmente ignorata dagli europei.
Ci ha pensato il dottor Antoine Parmentier, che potrebbe essere eletto a pieno titolo come il primo a colonizzare l'Europa con la patata. Un aneddoto racconta infatti che Parmentier, che aveva già ben compreso -e studiato- il valore nutritivo e l'importanza della patata nell'alimentazione, si inventò un vero stratagemma per convincere di questo fatto anche il popolo contadino, il quale era molto avverso a consumarne. Fece venire delle truppe di soldati a sorvegliare notte e giorno l'appezzamento di terreno su cui stava coltivando le patate, facendo passare l'idea che si trattasse di un cibo davvero prezioso. Al punto che molti contadini si apprestarono a cercare di rubare le patate per poterle consumare.
Da lì, il successo delle patate è storia nota: a tutt'oggi si continua a fare ricerca e selezione tra le sue varietà che sono moltissime, talune anche con caratteristiche molto differenti tra loro e che le rendono, in cucina, più adatte a certe preparazioni piuttosto che ad altre.
Ci sono, tra le patate che troviamo in commercio, anche le varietà dolci, con polpa bianca o arancione, che non sono tuberi Solanum tuberosum, bensì radici tuberose di Ipomea batatas. Errore dunque classificarle nelle patate.
Tra le classiche patate, troviamo quindi le patate a pasta bianca, a pasta gialla, quelle novelle (raccolte quando sono ancora piccole e la pianta verde), quelle vecchie (raccolte quando sono più grandi e la pianta ormai ingiallita), le gialle con buccia rossa, le gialle con buccia viola... E infine, le viola e le magenta, quelle che campeggiano qui sopra. Dite, ma non le trovate meravigliose?
Diciamo subito che la ricetta proposta per quest'occasione non è (ancora) perfettamente in stagione, ma lo diventerà tra poco, quindi ho pensato di fare cosa buona e giusta ripescando dal fondo delle foto fatte in passato e non ancora pubblicare, questa bella crema di patate, che i francesi hanno voluto dedicare al grande Parmentier intitolandola "Potage Parmentier", ma che si declina molto bene anche in italiano... Semplicemente "Crema di patate".
Si, d'accordo, non ha nulla dell'eleganza che possiede il nome francese, ma lascio da parte le disquisizioni sulla lingua e pure quelle sulla provenienza originaria di questo piatto, perché la cosa che più mi diverte quando decido cosa fare per la cena, è quella di rendere la mia tavola di tutti i giorni, bella ed elegante come quella delle feste. Così, anche una semplice crema di patate, calda e confortevole nella stagione fredda, diventa subito preziosa se "vestita" in viola, oppure in rosa. Non trovate?
Mi fermo un attimo sulle patate Magenta, che ho trovato proprio solo ieri al mio supermercato più gettonato, e che subito ho provato. Sono saporitissime, davvero un altro pianeta, anche solo rispetto alle sorelle viola, le patate Vitelotte, che avevo usato per la crema viola.
L'etichetta racconta, di queste patate Magenta, che si tratta di una varietà creata per sostenere l'economia delle popolazioni andine, ma poiché si adattano bene anche ai nostri climi, vengono prodotte anche in Italia. Sono anch'esse ricche di antociani, sostanze antiossidanti presenti in grosse quantità nei cibi di colore viola.
la Crema con le patate Magenta
la Crema con le patate Vitelotte
Crema di patate
(o Potage Parmentier)
700 g patate - del colore a voi più gradito -
2 cipolle piccole
burro
sale, pepe, dado vegetale
Soffriggere a fuoco debole, le cipolle tritate. Aggiungere anche le patate, pelate e tagliate a pezzi grossolani. Coprire con acqua quanta ne basta per arrivare a filo e non di più. Io ho usato la pentola a pressione, quindi chiudo il coperchio e inizio a contare il tempo a partire dal fischio, 10 min., ma voi potete anche scegliere la cottura tradizionale, a fuoco lento. Quando le patate saranno molto tenere, aggiungete un cucchiaino colmo di dado vegetale e verificate se necessita di regolare il sale, poi passare con il frullatore ad immersione fino ad una consistenza liscia e vellutata.
L'ho gustata con delle scagliette di parmigiano, che trovo adatto per questi ingredienti, ma anche con dei crostini al rosmarino, questo piatto davvero non vi deluderà.
*Fonte: per le origini della patata:
http://www.treccani.it/enciclopedia/patata_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/
Che meraviglia Cinzia, mai viste le patate Magenta, e temo che qui da me resteranno un sogno per moooolto tempo: c'è il monopolio delle patate rosse di Colfiorito che vanno a tutto gas :D Greazie di cuore per il graditissimo contributo cara amica!
RispondiEliminaGrazie Sara, io in effetti se posso declinare con quanto è nelle mie corde non mi tiro indietro :)
Eliminaanche il colore aiuta a rendere i cibi più gradevoli
RispondiEliminaInfatti Gunther, e quando poi la versione classica sarebbe di un colorino pallidissimo, non me lo faccio dire due volte!
Eliminaintanto rispondo subito alla tua domanda: sì, le trovo MERAVIGLIOSE. Non vedo l'ora di trovare anch'io quelle magenta (le vitelotte da un paio d'anni sono appordate anche qui), ma con i tempi e la diffedenza per le cose "nuove" che abbiamo nel Ponente ligure, dubito che le scoverò a breve. Le proverei volentieri, anche visto che ne decanti le lodi... Potages o creme, chiamiamole come vogliamo, ma la sostanza non cambia: piatti semplici ma stupendi, adatti alla stagione che sta arrivando a grandi passi, coloratissimi (per trirarci "un po' su" nelle giornate che si accorciano :( ) ed estremamente sani e gustosi. La mise en place, in tinta, non è affatto scontata, ma è il tocco che ci aspettiamo sempre da te e che tu meravigliosamente sempre ci regali :))) Un abbraccio forte
RispondiEliminaFausta.... :-) vedrai che prima o poi anche il Ponente Ligure si darà una bella mossa! Intanto potresti sempre provare a piantar patate (magenta) nel tuo orticello sai? Ho letto che si tratta di una coltura piuttosto rustica e facile!
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